Page 125 - Storia dell'inquisizione spagnola
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1626:  18  assoluzioni  e  sospensioni  su  78  processi,  cioè  il

               23,07%.  Ecco  ancora  l’autodafé  di  Saragozza  nel  1593:  29
               sospensioni e assoluzioni su 139 cause, vale a dire il 20,86%.
                  Forse  questo  campionario  è  troppo  esiguo.  Ma  se
               ottenessimo  qualche  conferma,  si  potrebbe  ammettere  che
               dopo il 1570 solo il 20% degli accusati se la cavavano senza
               gran  danno.  Prima  di  questa  data  ancora  di  meno.
               Sicuramente alcune pene erano leggere; un’ammonizione, a

               volte  unita  all’ammenda;  era  però  già  una  condanna,  e
               quindi una cosa grave per la reputazione dell’accusato.
                  Certo, e questo poteva essere una fortuna per gli accusati,
               la regola del segreto veniva infranta o aggirata più spesso di
               quanto non si creda. L’ispezione del 1577 a Cordova rivela
               ad  esempio  che  l’inquisitore  Gasca  ha  autorizzato  due

               prigionieri  a  ricevere  alcuni  viveri  dalla  famiglia,  e  con
               questo  mezzo  essi  hanno  ricevuto  anche  dei  biglietti.  La
               stessa visita rivela anche che le lavandaie comunicano con i
               prigionieri  attraversando  un  patio,  e  che  una  detenuta  ha
               partorito in carcere dopo una detenzione così lunga che essa
               non poteva aver concepito suo figlio se non in prigione, fatto
               questo  che  suppone  un  minimo  di  comunicazione!  Il

               dispensiere  dell’Inquisizione,  Pedrosa,  che  ritroveremo  poi
               sul banco degli accusati, è indubbiamente il padre e sembra
               proprio  che  abbia  favorito  i  rapporti  dei  carcerati  con
               l’esterno .  Ma  il  caso  di  Cordova  non  ha  niente  di
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               eccezionale.  La  visita  di  Siviglia  del  1611  permette  di
               stabilire  che  l’inquisitore  Alonso  de  Hoces  ha  anch’egli

               infranto almeno quattro volte il segreto istruttorio. A Llerena
               negli  anni  1589-1590,  è  il  guardiano  delle  segrete,  Juan
               Duran Medina, che organizza le comunicazioni dei detenuti
               con  l’esterno  e  intrattiene  amichevoli  relazioni  con  alcuni
               detenuti.  Una  volta  ha  perfino  lasciato  aperta  per
               disattenzione  (!)  la  porta  di  una  cella,  permettendo  così  la
               fuga di un detenuto.

                  D’altra  parte  le  deposizioni  potevano  essere  così  precise,
               che risvegliavano il ricordo degli accusati permettendo loro
               di identificare i loro delatori. Si trattava allora di dimostrare
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