Page 128 - Storia dell'inquisizione spagnola
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«riconciliati»  pubblicamente  nel  seno  della  Chiesa.  Coloro

               che  erano  stati  condannati  per  bestemmie  o  per  delitti
               contro  la  morale  erano  generalmente  esposti  seminudi  al
               ludibrio  pubblico,  e  ricevevano,  sempre  pubblicamente  da
               cento a duecento colpi di frusta. Solo nel caso in cui si fosse
               spontaneamente autoaccusato per una colpa rimasta segreta
               il penitente era dispensato dalla pubblica penitenza, secondo
               la massima «a colpa segreta penitenza segreta».

                  Le  altre  due  sanzioni  erano  molto  più  gravi  perché
               duravano  nel  tempo  e  mantenevano  la  loro  efficacia  anche
               per  due  o  tre  generazioni.  I  condannati  infatti  potevano
               essere  costretti  a  portare  il  sanbenito,  una  sorta  di  tunica
               gialla  (o  nera  in  caso  di  condanna  a  morte),  sulla  quale
               spiccava  una  croce  rossa.  Se,  per  esempio,  si  trattava  di

               semplici  bestemmiatori,  ci  si  limitava  a  fare  indossare  il
               sanbenito  per  la  sola  durata  della  cerimonia.  Ma  se  si
               trattava di penitenti riconosciuti colpevoli di eresia e in più
               «riconciliati» essi dovevano portare il sanbenito per diversi
               anni quando uscivano di casa o addirittura per tutta la vita.
                  Una  misura  così  drastica  suscitò  una  ostinata  resistenza
               tanto  che  si  diffuse  l’uso  di  appendere  questi  abiti  nelle

               chiese  parrocchiali  o  eventualmente  nel  duomo  dopo  che
               erano  stati  portati  per  qualche  tempo.  Il  Santo  Uffizio
               permise questa prassi ma controllò che i sanbenitos fossero
               sempre  visibili  e  che  i  nomi  dei  condannati  ricamati  sulle
               tuniche  si  leggessero  bene  (Instrucciones  del  1561).  Così
               dopo  la  sua  visita  del  1577,  l’ispettore  dell’Inquisizione  di

               Cordova  constata  che  molti  nomi  scritti  sulle  tuniche  non
               sono più leggibili perché i sanbenitos sono stati sistemati nel
               chiostro  del  duomo  sotto  le  grondaie  e  chiede  che  siano
               rimessi in buone condizioni. L’inquisitore di Granada, Diego
               Mesia  de  Lasarte,  durante  una  visita  che  compie  nel  suo
               distretto  verifica  con  cura  lo  stato  dei  sanbenitos,  appesi
               nelle  chiese  delle  città  per  le  quali  passa.  Constata  con

               soddisfazione  che  a  Huéscar  e  a  Baza  sono  in  buone
               condizioni e ben sistemati. Al contrario, fa rimettere a posto
               molti  sanbenitos  mancanti  a  Guadix.  Due  anni  dopo,  anche
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