Page 119 - Storia dell'inquisizione spagnola
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solo eccezionalmente. Nel Settecento, pene capitali saranno
pronunciate solo di tanto in tanto: 1714, 1725, 1763, 1781.
Noi avremmo giudicato atroci queste eccezioni, perché le
vittime erano colpevoli solo di delitti di opinione o di
costume, e non si erano abbandonate ad atti di violenza
contro gli uomini o i beni. Gli inquisitori avrebbero risposto
che i delitti di eresia erano i più gravi perché si
configuravano come un’aggressione contro le anime. È
proprio così, infatti, che Eymerich e Peña pretendono più
volte di giustificare il loro rigore: perché i crimini di eresia
sono i più orribili. Molti nel secolo XVI la pensavano come
loro. Comunque sia va respinta l’affermazione di Louis Sala-
Molins: «Intorno all’Inquisizione, senza di lei e contro di lei,
altri tribunali si umanizzano, mentre il tribunale romano, al
contrario, diventa più crudele» . Allora bisogna assegnare a
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questo irrigidimento dei termini cronologici ben precisi:
1478-1530 o forse soltanto 1478-1516. Quando Peña, nel
1578, ripubblica commentandolo il Manuale di Eymerich, il
Santo Uffizio, anziché comportarsi con maggiore durezza,
continua ad attenuare il suo rigore. Qualunque sia la sua
influenza, un manuale non è la realtà vissuta.
Verità questa che bisognava affermare a spese dei
pregiudizi, anche se scandalizza. Ma non ci si lasci
ingannare. La macchina inquisitoriale resta spietata.
L’Inquisizione non strazia più i corpi, evita i supplizi,
risparmia le vite. Ma annulla le volontà, spezza i cuori,
spegne il fuoco delle idee, porta alla disperazione, anche se
talvolta rassicura qualcuno, reinserendolo nella comunità.
Pur rinunciando alla crudeltà, l’Inquisizione mantiene tutto
il suo potere di terrore.
Le vere ragioni: il meccanismo del segreto
Gli spagnoli hanno accettato malvolentieri l’istituzione
dell’Inquisizione. Juan Llorente, a volte sospetto, raccoglie
su questo argomento una gran mole di documenti