Page 112 - Storia dell'inquisizione spagnola
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Anche  Maria  è  stata  denunciata  da  un  solo  testimone,

               certamente  lo  stesso  poiché  si  tratta  ancora  di  un  minore
               trattenuto  dal  Santo  Uffizio  a  Granada,  ed  essa  è  stata
               arrestata  lo  stesso  giorno.  In  principio,  Maria  nega
               fermamente  come  Ana  e  produce  dei  testimoni  a  discarico,
               ma  siccome  è  incinta  non  sarà  torturata  se  non  alcune
               settimane  dopo  il  parto,  cioè  il  15  febbraio  1612.  Maria,
               forse  provata  dalla  gravidanza  e  da  una  detenzione  più

               lunga,  non  ha  più  la  stessa  forza  di  Ana.  Al  terzo  tratto  di
               corda,  confessa  e  da  quel  momento  non  si  ferma  più.  Il
               verdetto  sarà  la  «riconciliazione»  con  due  anni  di  carcere,
               sei di esilio da Osuna e la confisca dei beni .
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                  Tutto è chiaro. Rimane il fatto che l’uso della tortura non è
               mai  stato  la  regola  per  l’Inquisizione  e  addirittura  in  certe

               epoche può essere considerato un’eccezione. La congiuntura
               politica o religiosa modifica il comportamento dei giudici in
               modo tale che bisogna guardarsi dal generalizzare.
                  È vero che la tortura non è mai stata usata per alcuni tipi
               di  reati:  l’inquisizione  di  Valencia  non  se  ne  serve  mai  nei
               casi di tesi ingiuriose, scandalose o temerarie, di bestemmie,
               di bigamia. A Siviglia, negli anni 1606-1612, la tortura non

               viene più applicata ai bigami e ai bestemmiatori, né a coloro
               che  sono  processati  per  sortilegio,  o  per  tesi  erronee  sulla
               fornicazione:  in  effetti  ci  si  accorge  subito  che  la  tortura  è
               riservata  ai  casi  di  eresia  (giudeizzanti,  seguaci  di
               Maometto,  luterani,  eventualmente  illuminati,  ecc.)  e,  nel
               regno d’Aragona, ai sospettati di sodomia o di bestialità. In

               compenso  la  tortura  è  sempre  risparmiata  ai  preti
               sollecitanti.
                  Siamo  ben  lontani  tuttavia  dal  sostenere  che  tutte  le
               persone  sospettate  di  eresia  vengano  torturate,  sia  che
               confessino o no. Esaminiamo le cifre, trascurando l’esempio
               valenciano  in  cui  la  proporzione  dei  casi  di  tortura  è  così
               bassa da diventare sospetta: a Granada, fra il 1573 e il 1577

               il Santo Uffizio ha esaminato 563 casi e ne ha giudicati infine
               256.  Per  questi  256  processi  i  casi  di  tortura  sono  stati  18
               (7,03%).  Eppure  i  moriscos  costituivano  da  soli  il  grosso
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