Page 66 - Federico II e la ribellione del figlio
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La corrente facente capo al secondo riconosceva
invece agli interventi in Italia degli imperatori germanici
– almeno fino a quando si verificò l’unione personale tra
Regno di Sicilia e Impero – il gran merito di aver
contribuito a fermare l’invasione islamica e l’espansione
bizantina nel Sud, impedendo l’islamizzazione e
l’orientalizzazione dell’intera Europa.
Cosí schematizzato, per comodità del lettore, il
quadro entro cui è stata prevalentemente analizzata la
tragedia di Enrico, va subito aggiunto che, al suo
interno, non mancano ovviamente sfumature e
gradazioni tali da sovvertirne addirittura la prospettiva.
Espressione, tra le piú argomentate e sottili, di tale
quadro ci sembra il giudizio di Ernesto Sestan,
contenuto in una relazione ad un convegno celebrativo
del settimo centenario della morte di Federico. Il
giudizio è incentrato proprio sulla già ricordata
Constitutio in favorem principum, ben a ragione ritenuta
l’atto piú significativo della politica fridericiana in
Germania:
Federico è un restauratore, […] rivoluzionario è il figlio
Enrico […] perché Federico non riuscí mai a capire le
città, come autonomi organismi politici [corsivo nostro],
sociali, economici, morali; come dire che non riuscí a
capire o a intuire una delle forze storiche piú vive e
possenti del suo tempo e del tempo avvenire. È qui uno
dei limiti piú gravi ed anche piú singolari del suo
pensiero politico, di quell’acuto presentimento dei tempi