Page 59 - Federico II e la ribellione del figlio
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Questo il testo:
Abbiamo appreso che Enrico, nostro figlio, che si trova
a San Felice, non è vestito come gli si conviene; diamo
perciò mandato alla tua fedeltà affinché attraverso una
richiesta al nostro fedele Tommaso […] giustiziere di
Basilicata, e per ordine dello stesso, tu possa provvedere
a vestiti decenti per quel nostro figlio (HB, V/2 p. 888).
Lo stato di degrado in cui viveva Enrico doveva essere
davvero grave (ne vedremo fra poco la ragione), se la
notizia giunse anche a Palazzo, inducendo Federico ad
intervenire. Dopo la dura condanna inflittagli cinque
anni prima, è questo il primo segno di una qualche
premura paterna verso quel figlio sventurato.
Nel giugno di quello stesso anno, sappiamo che
Enrico fu trasferito da San Felice a Nicastro, in Calabria.
Di Enrico parla il padre, questa volta duramente, in una
lettera del giugno 1241, indirizzata ai senatori di Roma
nel tempo della temuta invasione tartara dell’Europa. È
un atto di accusa contro il papa, a suo dire, capace di
profittare d’ogni occasione, anche la piú drammatica, per
indebolirlo. Nella puntigliosa ricostruzione degli eventi
passati, tra l’altro scrive: «dopo aver domato e sconfitto
la follia del nostro primogenito Enrico, che pretendeva
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prendere il nostro posto». Tre anni dopo la morte,
ancora una menzione di Enrico, da parte del padre, in
una lettera ai baroni di Francia, anche questa volta per
denunziare le malefatte del papa. Ma i toni sono ora piú
misurati: