Page 51 - Federico II e la ribellione del figlio
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Federico – in quei frangenti impegnato nei lunghi
preparativi matrimoniali – dovette per qualche tempo
ignorare le trame di Enrico se, nelle già menzionate
lettere del 31 dicembre (cfr. p. 55), poteva ancora
scrivere «carissimo figlio nostro Enrico, re dei Romani».
Enrico, dal canto suo, dopo la stipula del trattato con la
Lega, continuava la sua routinaria attività regale. Tra
tanti atti, il 15 gennaio di quel fatale 1235, sottoscrisse
un privilegio in favore del convento cistercense di
Schönthal, per intercessione «della nostra diletta
consorte Margherita, illustre regina dei Romani, i cui
desideri non debbono essere contrastati» (HB, IV/2 p.
713; pare che questo sia l’unico atto pubblico in cui
Enrico abbia menzionato la moglie; il tono indurrebbe a
pensare ad un riavvicinamento coniugale, ma – come s’è
visto innanzi – Federico nella lettera scritta alla nuora in
occasione della morte di Enrico parla esplicitamente del
loro «divorzio»).
Il 29 gennaio 1235, Federico, non ignorando o non
potendo piú ignorare gli atti di rottura del figlio, si serví
anch’egli di una lettera, formalmente indirizzata
all’arcivescovo di Treviri, per rivolgersi al mondo
intero:
Ecco, ci rivolgiamo con parole universali ai principi, che
del nostro Impero sono come le membra, dalla cui
composizione unitaria si erge come corpo unico il
glorioso Impero.
La lettera prosegue ricordando che furono proprio i