Page 50 - Federico II e la ribellione del figlio
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Ma torniamo ad Enrico ed alla catastrofica sua scelta
di farsi sostenere nientemeno che dalla Lega lombarda,
autentico atto di rottura e di sfida al padre. Il 13
novembre, proprio mentre il padre stava definendo gli
accordi matrimoniali con la corte inglese per le nozze
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con Isabella, Enrico firmava le credenziali di Anselmo
di Iustingen e Gualtiero di Tannemberc come suoi
plenipotenziari presso «i diletti, fedeli dell’Impero,
podestà, rettori, consoli e comunità della Lombardia»
dando ad essi «autorità e potestà piena di trattare,
ordinare, promettere, ricevere promesse, giurare nel
nostro nome, ricevere giuramenti»; invitava infine i
destinatari «a tenere per rato e fermo ciò che dagli stessi
dovesse essere disposto». 62
Il 17 dicembre nel Palazzo comunale di Milano, alla
presenza dei notai Guglielmo di Vimercate e Corrado di
Varedo, il podestà di Milano Manfredi conte di
Cortenuova con gli ambasciatori di Brescia, Novara e
Lodi da una parte, e dall’altra i plenipotenziari di Enrico
giurarono «sui santi Vangeli, sulle loro anime e
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sull’anima del re», di assumere reciproci impegni. In
particolare i primi giurarono di non cospirare mai contro
re Enrico, per fargli perdere la vita, l’onore e il trono, ma
al contrario giurarono di difenderlo «entro i confini della
Lombardia». I secondi, a loro volta, giurarono di aiutare
e difendere dai nemici le città di Milano, Brescia,
Bologna, Novara, Lodi, il marchesato di Monferrato e le
altre città della Lega, giurarono anzi di essere disposti ad
attaccare tali nemici «secondo le possibilità del re».