Page 46 - Federico II e la ribellione del figlio
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devotamente, supplicarlo affinché il mio onore, che ben
so derivarmi dalla grazia di Dio e sua, non sia in alcun
modo diminuito o alterato.
La conclusione è un’accoratissima preghiera e una
protesta d’innocenza:
Colui, che nulla ignora e che sa scrutare in profondità i
cuori, sa ciò che hanno sempre saputo tutti i principi
tedeschi, e soprattutto quelli che piú spesso mi sono stati
vicini, e cioè che – da quando sono uscito dalla tenera
età e ho potuto discernere tra il bene e il male, tra ciò
che è equo e ciò che è iniquo, tra il giusto e l’ingiusto,
tra ciò che è onesto e ciò che è disonesto – mai, con
animo consapevole, ho fatto alcunché che potesse
dispiacere all’affetto paterno o anche che potesse
offenderne la maestà imperiale. 53
È difficile penetrare le motivazioni profonde di questa
lettera bella e accorata. Essa è certamente specchio reale
della condizione spirituale di Enrico, ma, altrettanto
certamente, è manifesto, rivolto al mondo, delle sue
buone ragioni, in vista di quel passo avventato che si
avviava a compiere, ritenuto ormai unica via per salvarsi
dalla destituzione, che il padre invece, verosimilmente,
non aveva ancora deciso. Conferma viene dal fatto che,
di lí a poco, avvierà incontri per sondare le intenzioni
della feudalità, in vista del braccio di ferro col padre.
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L’ottocentesco editore tedesco, nell’intitolare la lettera
Enciclica contra patrem, ha decisamente voluto