Page 29 - Federico II e la ribellione del figlio
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pericolosità per regni e Impero del diffondersi nelle città
dell’aspirazione ad una piena autonomia politica. La
nascita della seconda Lega lombarda lo indusse ad una
serie di tentativi di intesa, rivelatisi tutti vani. Lo dice
egli stesso in una lettera enciclica del luglio del 1226, 21
nella quale dichiara di vedersi costretto a severe sanzioni
e alla grave decisione di revocare la pace di Costanza.
Lo strappo che Federico si apprestava a compiere era
grande. La pace di Costanza – il trattato cioè in cui suo
nonno, il Barbarossa, era stato costretto a riconoscere ai
comuni lombardi una serie di facoltà e poteri,
astrattamente rientranti nelle prerogative imperiali (darsi
statuti, battere moneta, imporre tributi, amministrare la
giustizia, disporre di armati) – era considerata ormai la
Magna Carta dei diritti e delle libertà municipali e aveva
assunto nella coscienza giuridica del tempo una tale
valenza da essere inserita dai maestri bolognesi nel
Corpus iuris, tra le fonti della sapientia legalis.
E Federico, ben consapevole della grande delicatezza
della decisione che si apprestava ad assumere, la
circondò d’ogni accorgimento sia nella motivazione che
nella procedura. Sotto quest’ultimo aspetto in particolare
si premuní del previo consilium di saggi, come ormai era
richiesto da consolidati principi di diritto naturale,
relativamente ad atti di grande rilievo politico, incidenti
sui diritti dei singoli e delle comunità. 22
Il 12 luglio 1226 emanò cosí un’enciclica per
decretare la revoca della pace di Costanza. Dopo aver
evocato le gravi colpe dei Lombardi, aver denunziato la