Page 27 - Federico II e la ribellione del figlio
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Sicilia. Da Capua, porta d’accesso al Regno, senza
indugi, appena qualche giorno dopo, emanò un primo
corpo di leggi, le Assise di Capua, che vollero essere un
messaggio chiaro e univoco: fine per tutti – feudalità,
Chiesa e città – d’ogni incontrollata autonomia. In
particolare fu imposto a tutti i feudatari di esibire i
documenti attestanti l’effettiva titolarità dei feudi, con la
conseguente distruzione dei documenti risultati falsi e
l’abbattimento di fortezze e castelli costruiti senza
autorizzazione regia. Fu un’autentica doccia fredda per
tutti, soprattutto per i feudatari, ormai assuefatti al clima
d’anarchia, instauratosi dal tempo della minore età di
Federico e proseguito poi nella lunga sua assenza.
Engelberto, nel complesso, fu tutore saggio, capace
di assicurare, nei cinque anni in cui esercitò la funzione,
una pace equilibrata, in buona sintonia con padre e
figlio. Solo nella delicata vicenda della scelta della sposa
di Enrico Federico lo contrastò, imponendo la sua
volontà. La questione fu oggetto di trattative incrociate:
mentre Engelberto tesseva la tela per favorire il
matrimonio con Isabella, sorella di Enrico III
d’Inghilterra, Federico sembrava invece propenso ad una
soluzione francese. I principi tedeschi, a loro volta,
propendevano invece per la figlia di Ottocaro di Boemia,
Agnese, che era anche nel cuore di Enrico. Ma le sue
intenzioni, anche in questo personalissimo affare, furono
disinvoltamente ignorate.
Per chiudere la vicenda secondo i loro piani, i grandi
feudatari inviarono il duca Leopoldo d’Austria come