Page 24 - Federico II e la ribellione del figlio
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durata poi ben altri cinquant’anni. Il 27 luglio 1215,
anniversario della vittoria di Bouvines, Federico fu
solennemente incoronato nella storica cattedrale di
Aquisgrana. Nell’occasione il neo re, con grande carica
simbolica e mediatica, volle battere egli stesso i chiodi
della cassa d’oro e d’argento in cui furono ricollocate le
spoglie di Carlo Magno. L’anno successivo (1216), in
relazione all’alienazione di due abbazie imperiali, nella
dieta di Würzburg, Federico fu costretto ad emanare la
Sententia de non alienandis principatibus, che sancí
questo solenne impegno: «nessun principato può essere
scambiato o alienato dall’Impero o essere trasferito a un
altro principe contro la volontà del principe del
principato stesso». 17
Nonostante la vittoria di Bouvines (1214) e la morte
del suo rivale (18 febbraio 1218), Federico però ancora
non poteva esibire le insegne regie, simboli del potere,
perché Enrico, fratello del defunto Ottone di Brunswick,
si ostinava a non rendergliele. Ci vollero l’intercessione
del papa, Onorio III, l’esborso da parte di Federico di
undicimila marchi e la nomina a vicario imperiale nelle
terre tra il Weser e l’Elba, per convincere il tenace
Enrico a cedere.
Acquisita la pienezza della regalità, Federico potette
finalmente accingersi a realizzare il progetto da tempo in
cuor suo coltivato: insediare il figlio Enrico come re di
Germania e tenere per sé il Regno di Sicilia e la corona
imperiale, ormai suo certo appannaggio. Aveva perciò
già da qualche tempo richiamato presso di sé sua moglie