Page 16 - Federico II e la ribellione del figlio
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da dissenteria. Anche in quel caso nel padre, sulla
collera per l’offesa patita, prevalse il dolore per la morte
del figlio (esaltato, nel Novellino, per la sua generosità). 9
Si narra infatti che la notizia della morte sia stata accolta
dall’accorata esclamazione: «Mi costò molto, ma lo
vorrei ancora vivo per costarmi ancora».
Appena qualche anno prima altro caso clamoroso era
stato quello della ribellione di Joci verso il padre, il
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potente Gengis Khan, che per la sua politica
espansionista era diventato l’incubo per l’intera
Cristianità e per lo stesso Federico (in una lettera il
potente sovrano mongolo, nel prospettare apertamente la
possibile annessione dell’Europa al suo smisurato
impero, si dichiarava disposto a concedere a Federico un
posto a corte, ricevendo da quest’ultimo l’ironica
risposta di non poter accettare perché alla corte mongola
non gli risultava esistere la figura del falconiere, l’unica
che gli si addicesse). 11
Dunque, precedenti storici vicini – tutti vissuti
nell’opinione pubblica del tempo nella logica delle
sempre sacrosante ragioni dei padri – e tutta una
tradizione esaltatrice del ruolo e della figura paterna
consentivano a Federico di non lasciar trasparire, se non
sensi di colpa, neppure velati dubbi sulla sua stessa
condotta di padre. L’Anonimo monaco dell’Abazia di
Ebersheim in Alsazia, nella sua Cronaca, si fece
interprete del sentire generale sulla vicenda della
ribellione di Enrico, utilizzando passi dell’Ecclesiaste,
tra cui il calzante: Ve terre, ubi rex puer est! 12