Page 11 - Federico II e la ribellione del figlio
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Federico di Castiglia diventa il ben piú noto e blasonato
Enrico, re di Germania e figlio dell’imperatore (il che,
tra l’altro, dimostra quanto quella vicenda, ancora dopo
molto tempo, fosse viva nella memoria europea).
È quasi certo che autore della lettera, firmata da
Federico, per annunziare al mondo la morte del figlio,
sia stato Pier della Vigna, colui che – per riprendere il
celebre verso dantesco – tenne «ambo le chiavi / del cor
di Federigo» (Inf., XIII 58-59), fin quando, accusato di
tradimento, pose fine ai supplizi inflittigli col suicidio.
Federico, che non era uso concedere deleghe in bianco,
certamente lesse, approvò e ritoccò personalmente la
lettera, tenuto conto del gran rilievo “mediatico” che
essa era destinata ad avere.
Lo stesso dovette accadere per le altre tre lettere
scritte nella circostanza: una a tutti i sudditi per invitarli
a condolersi del suo lutto (HB, VI/1 pp. 29-30), una
rivolta specialmente al popolo di Messina, «che sempre
abbiamo prediletto tra tutti gli altri sudditi del nostro
regno», nella quale si diffonde nelle lodi dello
sventurato figlio che fu «gioia per tutta la terra»,
riproponendo il ricordo della vicenda di Davide e
Assalonne (ivi, pp. 31-32), e una infine alla nuora,
vedova di Enrico. Di quest’ultima è forse interessante
leggere almeno i passi salienti:
Vi era finora nel cuore fiducia paterna che, con l’andare
avanti delle cose, la debita riflessione che cambia gli
uomini avesse restituito senno e intelligenza a Enrico,