Page 8 - Federico II e la ribellione del figlio
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natura li colpisce con la morte dei figli, essi non
soffrano, per essere stati dai figli, contro la stessa natura,
irrispettosamente offesi […]. 1
Le parole di questa lettera da Federico indirizzata, nel
febbraio del 1242, all’abate di Montecassino, ma in
realtà rivolta al mondo intero, dovettero riecheggiare
nelle navate della cattedrale di Cosenza, venti anni prima
riconsacrata alla sua presenza, dopo che un devastante
terremoto l’aveva rasa al suolo. Si celebrava la solenne
messa funebre in suffragio di suo figlio Enrico, morto
all’età di trentun anni, dopo sette di prigionia – suicida,
secondo una consolidata tradizione, per essersi
precipitato col cavallo dall’alto della rupe di Martirano –
in realtà in circostanze che, come vedremo, non
corroborano una tale vulgata. Accolse le spoglie, nella
stessa cattedrale, un sarcofago romano recante la
raffigurazione della caccia di Meleagro, eroe della
mitologia greca.
L’orazione funebre fu tenuta dal francescano Luca di
Puglia, predicatore rinomato, che l’incentrò su
quell’enigmatico episodio della Genesi (22) che è il
sacrificio di Isacco. Com’è noto, quel passo sibillino
narra che Dio, volendo mettere alla prova la fede di
Abramo, gli ordinò di sacrificare il suo unico figlio,
Isacco. E Abramo, prono a quel volere, costruito l’altare
nel luogo indicatogli, vi legò sopra Isacco e levò il
coltello per sacrificarlo, ma l’angelo del Signore gli
fermò la mano, dicendo: «Ora so che tu temi Dio e non