Page 10 - Federico II e la ribellione del figlio
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piegando testi storici per farne prototipi per le piú varie
esigenze epistolari, cancelleresche e notarili.
La storia del tradimento del figlio dell’imperatore,
per il clamore che l’aveva accompagnata, in questa
logica, divenne paradigma d’ogni tradimento, come
dimostra la vicenda del testo di un’altra lettera-
messaggio che lo stesso Federico scrisse, nel 1245, al
marito di sua cugina Beatrice, Ferdinando III, re di
Castiglia.
Nella lettera Federico, dopo essersi diffuso a
stigmatizzare la gravità dell’“ingratitudine” di figli
degeneri che mal ripagano i meriti e i sacrifici dei padri,
aggiunge: «siamo costretti a rivelare, col dovere di
un’amara lettera, il nome di Federico, vostro figlio,
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nostro nipote», cresciuto, educato alla sua corte e
colpevole di azioni infami e ingrate. Qualche decennio
dopo nel cosiddetto Epistolario di Pier della Vigna – che
non è propriamente una raccolta delle lettere ufficiali del
gran cortigiano di Federico, ma piuttosto un prontuario,
realizzato agli inizi del XIV secolo, di modelli epistolari
in gran parte ripresi da testi della cancelleria imperiale –
l’espressione identificativa del figlio ingrato e degenere
diventa: «siamo costretti a rivelare, col dovere di
un’amara lettera, il nome di Enrico, nostro figlio, vostro
nipote». 5
Cosí il testo di una lettera, nata in tutt’altro contesto,
evidentemente prestandosi ad assurgere a paradigma
della narrazione d’ogni tradimento filiale, viene
manipolato nel nome del “traditore”, e il piú oscuro