Page 79 - Federico II - Genio dei tempi
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nota ibn Tibbon - essi hanno trascurato il fatto che gli antichi usavano
parlare per allegorie, parabole e simboli in senso a volte esoterico e a
volte essoterico.
In quale lingua comunicavano e discutevano in modo così sottile e
argomentato i saggi delle due differenti religioni? Probabilmente in lingua
volgare con l’aiuto del latino e rifacendosi entrambi alla tradizione greca
e araba. In questo contesto la Guida dei perplessi fu una base tematica
di grande importanza, così come centrali furono la persona e il parere
dell’imperatore, con la sua incessante curiosità intellettuale e i suoi
frequenti interventi.
Nel 1236 in Germania Federico, dopo aver ascoltato alcuni ebrei
convertiti al cristianesimo, concludeva che secondo la Bibbia e il Talmud
non era permesso ai fedeli ebraici di utilizzare il sangue animale e quindi
a maggior ragione il sangue umano: con questa chiara e pubblica presa di
posizione di fatto l’imperatore allontanava molto autorevolmente l’accusa
infamante di omicidio rituale rivolta così sovente ai suoi sudditi ebrei.
La vicenda oltrepassava i confini del regno siciliano di Federico, dove
saggi ebrei vivevano alla corte, e nasceva dalla accusa agli ebrei di Fulda
di aver ucciso un bambino cristiano durante un rito religioso. Federico
aveva nominato una giuria di nobili laici e chierici sull’imputazione ma, dal
momento che questa non era riuscita a formulare un giudizio unanime,
l’imperatore scrisse ai sovrani europei, e fra questi a Enrico III d’Inghilterra,
per farsi inviare dei convertiti ebrei al cristianesimo. Pensava giustamente
che i convertiti non avrebbero avuto motivo di difendere la loro antica
religione, ma era sicuro nel contempo che conoscessero i testi ebraici
meglio dei cristiani. La mossa era intelligente ed esemplare della curiosità
di Federico e portò ad un risultato indiscutibile: mise al riparo per legge
gli ebrei da calunnie pericolosissime e, dichiarandoli «servi della nostra
camera», sanzionò il loro stato giuridico particolare concedendo alcuni
privilegi.
L’UNIVERSITÀ
Il protonotaio Pier delle Vigne fu quasi certamente l’estensore del
diploma di fondazione dell’università di Napoli stabilita con un editto di
Federico nella primavera del 1224. La Sicilia era uno stato complesso ma
sostanzialmente ben organizzato: la prima e più importante motivazione
della fondazione dello studio napoletano è dunque il proposito di
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