Page 70 - Federico II - Genio dei tempi
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sua delicata opera di tagliarsi le unghie del piede destro, un passante
          casualmente  urta  un  maiale  che  grufola  lì  vicino:  questo,  spaventato,

          correndo qua e là rovescia una panca sulla quale sono posate le forbici
          che cadendo tagliano di netto tre dita del piede dello scettico. Che da
          allora avrà qualche ragione per aver fiducia in quel sapere e timore degli
          astrologi.

             Alla base del sapere astrologico c’è per tutti gli autori dal XIII secolo
          in avanti la tesi centrale della dipendenza, in diverse forme e gradi, del
          mondo terreno o sublunare e delle sue vicende dai moti dei corpi celesti:
          è una convinzione accettata con varie sfumature dai maestri cristiani che

          leggevano l’Aristotele «neoplatonico» degli arabi.
             Poiché è provato che le cose inferiori hanno la loro causa nelle superiori,
          secondo l’opinione comune dei filosofi, non ci fu né c’è né ci sarà mai
          un uomo o essere vivente nato su questa terra contrassegnato da un

          solo segno [influenza astrale] e da un solo pianeta perché egli è stato
          concepito prima sotto altri astri dai quali è stato influenzato... [Michele
          Scoto, cit. in Morpurgo 1994].
             Ma in che modo l’influenza astrale si combina con la fede nella libera

          onnipotenza divina fondamentale nel credo cristiano e la responsabilità
          morale dell’individuo nucleo centrale della dottrina etica della salvezza?
          La fede negli astri e quella in Dio appaiono compatibili se si interpreta -
          come fanno esplicitamente buona parte dei sostenitori dell’astrologia di

          quei secoli - il potere delle stelle come strumentale rispetto alla volontà
          provvidenziale divina, che rimane la causa prima di ogni evento: il tanto
          temuto determinismo che vanificherebbe l’iniziativa e la responsabilità
          umane  -  idee  centrali  dell’etica  cristiana  -  è  in  tal  modo  scongiurato.

          Solo Dio - afferma Michele Scoto - ha la possibilità di dare e togliere: il
          pianeta ha la funzione di un «segno», identica a quella dell’insegna che
          sul muro di una taverna indica la presenza del vino. Le tecniche predittive
          si basano soprattutto sulla invocazione delle potenze angeliche, ministri

          divini, che «reggono» il corso dei pianeti in conformità del volere divino,
          ma queste operazioni di richiamo alle potenze sovrannaturali non sono
          per  Michele  Scoto  un’illusione  bensì  un’«arte»  nel  preciso  senso  del
          termine, ossia una operazione che si svolge secondo regole determinate.

          E soprattutto - questa è la proposta originale di Scoto - un’arte efficace.
          Egli infatti dichiara che l’arte della divinazione non può essere insegnata
          pubblicamente da un buon cristiano non perché sia falsa o illusoria, ma
          soltanto perché può essere volta a fini malvagi per volontà di chi opera.

             L’affermazione di Scoto non era condivisa: la posizione ufficiale è quella
          ad esempio dell’autorevole Alberto Magno, che dipinge nel suo Speculum



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