Page 69 - Federico II - Genio dei tempi
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verso i centri europei. Ruggero Bacone testimonia ad esempio l’arrivo
di eruditi di lingua greca nell’Inghilterra del Duecento: così avvenne per
Nicola detto il Greco che collaborò con Roberto Grossatesta di Lincoln
per le traduzioni di Aristotele.
In Puglia, in terra d’Otranto, le cose andavano diversamente: le scuole
in cui si impartiva un insegnamento di lingua greca sopravviveranno fino
al XIV secolo e nei monasteri si conservavano manoscritti greci, l’Odissea
e l’Iliade, libri di medicina, testi liturgici, Esiodo... La biblioteca monastica
di Casole, ad esempio, funzionava da centro di diffusione poiché con
poche altre era una «biblioteca aperta», non a esclusivo uso interno del
monastero e i libri circolavano in prestiti al di fuori, talvolta purtroppo
disperdendosi. Notai e segretari di lingua greca, per esempio Giovanni
Grasso da Otranto, che lavoravano alla cancelleria di Federico erano figure
centrali nello stato svevo, dove il diritto era lo strumento fondamentale
che trasformava la volontà imperiale in legge. Le costituzioni del sovrano
furono tradotte in greco; Federico scriveva attraverso i suoi segretari
lettere in lingua greca mantenendo rapporti diplomatici e culturali con
Michele d’Epiro, con il metropolita di Corfù, con il genero Giovanni III di
Nicea, marito di sua figlia Costanza...
Ma ben oltre alla persistenza ancora vivace della cultura greca nelle
terre del dominio di Federico, colpisce la presenza di un fenomeno più
ampio e tutto nuovo che dilaga quasi contemporaneamente in vari centri
europei: l’esplosione della cultura scientifica e filosofica che nel secolo
XII e soprattutto nel XIII - il secolo di Federico - ritorna dall’antichità.
Scienza e filosofia greca invadono le scuole dell’Occidente sotto la
grande autorità di Aristotele, in gran parte anche se non esclusivamente
attraverso la mediazione degli arabi. È un movimento culturale che ha
più centri di irraggiamento e insieme a Toledo, Barcellona e Burgos in
Spagna, a Hereford, a Oxford e Lincoln in Inghilterra e alla Roma della
Curia pontificia, troviamo anche la Sicilia normanno-sveva. Qui, fra i
protagonisti del rinnovamento scientifico durante il dominio di Federico,
spicca il nome di Michele Scoto.
Noto comunemente come l’astrologo dell’imperatore Federico, Michele
è cultore di una scienza per la quale esplicitamente dimostra la più alta
considerazione. Nel suo Liber introductorius racconta la storia di quello
scettico che, per dimostrare la infondatezza del sapere astrologico, non
si cura dei consigli di coloro che lo ammoniscono. È sconsigliabile infatti
secondo gli astrologi tagliare le unghie dei piedi mentre «l’ascendente
è in Gemelli e la luna in Pesci decrescente si congiunge alla testa del
dragone». Proprio nel momento in cui l’incredulo è impegnato nella
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