Page 60 - Federico II - Genio dei tempi
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reggente di Cipro, che continuava a rifiutare di sottomettersi formalmente
          a Federico.

             La fortuna è dunque per l’imperatore ancora alta sulla ruota e ha risalite
          improvvise e insperate: davanti alla ragione di Federico, che progetta e
          regola con orgoglio il dominio sulle cose, si apre ora un grande spazio
          d’azione.







                                                                         LA CACCIA E IL LIBRO



             Molti anni dopo il ritorno dalla Terrasanta e dopo molte altre vicende,
          nel 1247, gli astrologi della corte imperiale così ascoltati e ben pagati, si
          sbagliano clamorosamente indicando come favorevole alla fondazione

          della nuova città, dall’augurale nome di Vittoria, un giorno di fine estate
          sotto la protezione del pianeta Marte. L’astrologia in quel tempo era uno
          degli alfabeti della ragione, in grado di mettere in guardia dai rovesci
          della fortuna.

             L’episodio  è  per  noi  significativo,  anche  perché  nel  racconto  della
          vicenda si allude a un libro molto interessante che stava nel cuore di
          Federico.
             L’imperatore,  seguendo  i  consigli  degli  astrologi,  aveva  ordinato  di

          tracciare con l’aratro il perimetro di Vittoria sotto le mura dell’assediata
          Parma:  Marte,  distratto  o  ostile  fin  dall’inizio,  volge  il  capo,  favorendo
          alla fine dell’impresa proprio i nemici, gli audaci cittadini assediati. Più
          precisamente  e  concretamente:  gli  astrologi  dimenticarono  di  notare

          quanto fosse vicina l’influenza del Cancro poiché le «città sotto questo
          ascendente incancreniscono».
             «Solo un pensiero abita nel nostro cuore - scrive in quell’anno l’imperatore
          -, restaurare lo stato gravemente turbato d’Italia». Un regno che non era

          in pace. La città di Parma, accesso al Sud italiano, era passata ai guelfi
          e, per costringerla alla resa ostentando nel contempo lo spettacolo della
          sua forza, Federico fonda nel 1247 in pochi mesi Vittoria, alla quale come
          a una vera città non deve mancare nulla: fossati, ponti levatoi, piazze e

          mercati, botteghe e palazzi, otto porte, un canale sul quale ruotano le pale
          dei mulini e una chiesa, dedicata a san Vittore. Le monete battute per
          l’occasione, le vittorine, recano naturalmente su una faccia l’immagine
          dell’imperatore e sull’altra l’iscrizione Victoria.

             Ville con vigneti e giardini ospitano l’harem del sovrano, che si è portato
          con sé le cose fondamentali all’esercizio del suo potere - la corona e il



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