Page 55 - Federico II - Genio dei tempi
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o comunque nemiche della cancelleria papale), abbiamo di Federico un
ritratto non cortigiano e poco lusinghiero, forse oggettivo: i musulmani di
Terrasanta lo giudicavano fisicamente di scarso valore (al mercato degli
schiavi il suo prezzo sarebbe stato basso - dicevano - duecento dirham al
massimo) e lo descrivevano come una persona dall’aspetto insignificante,
piccolo, debole di vista, la faccia arrossata e già un po’ calvo.
Anche se il fisico dell’imperatore era giudicato dai più rozzi poco
apprezzabile, il suo comportamento, la sua mente e la sua conversazione
non potevano non destare ammirazione anche in terra d’Islam: Federico
parlava di algebra con al-Kamil, frequentava e interrogava i sapienti che il
sultano gli aveva presentato, osservava ammirato l’architettura e la cupola
d’oro della moschea di ‘Omar a pianta ottagonale e si interessava come
sempre di caccia e di falconi. «Là in Oriente abbiamo potuto osservare
che anche gli arabi si servono di un cappuccio per la caccia al falcone... I
sovrani arabi ci hanno inviato espertissimi falconieri e falchi di differenti
tipi...», scriverà nel suo libro sulla caccia con il falcone.
Sembra anche che, conversando di politica, Federico abbia espresso
chiaramente la sua approvazione per la successione ereditaria del sultano
discendente in linea diretta dallo zio di Maometto: era un aspetto che egli
valutava positivamente, soprattutto nel confronto con i modi romani di
elezione del pontefice (scelto dai cardinali «come il primo che capita»).
Il suo interesse per le donne, testimoniato anche dai numerosi figli
naturali, appariva particolarmente scandaloso agli occidentali (e come
tale era sfruttato dall’entourage del pontefice) mentre soggiornava in
Oriente: le accuse che provenivano dalla corte papale lo dipingevano
sfrenatamente adultero. Avrebbe giaciuto mentre era sposo di Isabella
con cinquanta donne saracene e, con tutta evidenza, aveva avuto
dall’amore di una dama (musulmana?) rimasta ignota un figlio, Federico
d’Antiochia, negli stessi anni in cui Isabella di Brienne generava Corrado.
L’Oriente rimaneva nell’immaginazione degli europei una terra di sogno e
di magia e tutto ciò che vi avveniva appariva strano, meraviglioso, degno
di ammirazione o al contrario esagerato, raccapricciante e odioso, come
ad esempio le relazioni che forse Federico intrattenne con una banda di
estremisti musulmani.
«L’imperatore Federico andò una volta infino a la montagna del Veglio e
fulli fatto grande onore». Nel Novellino, come altre volte, Federico compare
come protagonista di una storia breve che mette in rilievo aspetti del suo
carattere o un avvenimento straordinario della sua vita. In questa novella
Federico è un semplice spettatore, si suppone sbalordito e interessato di
fronte alle dimostrazioni di potenza del Grande Vecchio della Montagna
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