Page 49 - Federico II - Genio dei tempi
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da paciere svolta da Onorio in difesa di Federico. Entrambi avevano un
interesse comune preponderante su tutti gli altri in quell’anno così vicino
alla scadenza fissata: bisognava non distrarsi e realizzare la crociata.
Un anno dopo la scena cambia completamente: il vescovo di Ostia, che
era già parso ostile a Federico, diventa papa con il nome assai significativo
di Gregorio IX. Un pontefice con questo nome, Gregorio VII, era stato
infatti due secoli prima il più lucido e implacabile nemico dell’imperatore
tedesco Enrico IV e il grande teorico del Dictatus papae. Nei disegni di
Gregorio IX, «vigoroso nella parola e nell’azione» secondo il giudizio del
suo predecessore, ritorna l’idea fondamentale del pontefice che dichiara
di essere decisamente sopra l’imperatore in virtù della «pienezza del suo
potere»: egli avrebbe vigilato severamente che Federico non barasse
sull’impresa a Gerusalemme. Vigilato su questo e altro, come vedremo.
Ma allora tutto sembrava chiaro a quel proposito. L’imperatore aveva
raccolto in Puglia molti uomini, pellegrini entusiasti di partire per la
Terrasanta gratuitamente insieme a mercenari; probabilmente fu proprio
il gran numero di gente convenuta e le conseguenti precarie condizioni
igieniche insieme al caldo dell’estate a innescare la pestilenza, forse il
colera. Fra le prime vittime ci fu il langravio di Turingia, un amico per
l’imperatore, marito di quella Elisabetta proclamata poi santa, e molti
dei cavalieri del suo seguito. Infine lo stesso Federico fu colpito in forma
meno grave dall’epidemia.
Dopo qualche incertezza l’imperatore, indebolito nel fisico, manda
avanti una flotta di galee affidandola al Gran Maestro dei cavalieri
Teutonici Ermanno di Salza e fissa una nuova data per la partenza, il
maggio dell’anno seguente, il 1228. Un’ambasceria inviata a Gregorio IX
doveva spiegare quella situazione così difficile e presentare le scuse di
Federico, ma non fu nemmeno ricevuta. Papa Gregorio evidentemente
aspettava da tempo il pretesto per colpire colui che vedeva decisamente
come un avversario. In una lettera all’imperatore il papa gli rimproverava
con asprezza di toni il suo comportamento verso il clero di Sicilia, del quale
Federico non avrebbe rispettato i privilegi fiscali, costringendo all’esilio
qualcuno dei suoi appartenenti (come il famoso Gualtieri di Palearia, già
avversato dalla regina Costanza d’Altavilla).
Al centro, dunque, c’era sempre l’annosa questione del regno di Sicilia sul
quale Federico governava non curandosi della alta sovranità della chiesa
sull’isola. In una seconda enciclica scritta nello stesso mese, Gregorio IX
sottolineò ancora più aspramente la rottura: la ingratitudine di Federico,
le sue mancate promesse e la sua responsabilità personale nel disastro
perché, ammassando imprudentemente le truppe in una terra così calda
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