Page 40 - Federico II - Genio dei tempi
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tra due sistemi morali.
Forse c’è una isolata traccia di umiltà nell’atteggiamento di Federico
durante le trionfali giornate di Aquisgrana del 1215, come vedremo; ma
durante la sua vita egli è sovente un esempio chiaro della nuova etica
congeniale alle grandi imprese e ai grandi progetti politici del suo tempo.
La magnanimità presuppone un contesto sociale, una scena nella quale
il personaggio può inserire con successo e in modo positivo il suo ruolo:
questa scena è il corpo politico, un insieme unitario e vivente.
Il sovrano - scrive Giovanni di Salisbury nel suo Policraticus - è la testa
del corpo politico e «prende sulle spalle il peso della totalità dei sudditi».
Una totalità vivente come un corpo nel quale altre parti, dai piedi alle
gambe, al torace, alle braccia, alle mani, agli organi interni, assolvono altri
compiti meno prestigiosi e grandi ma anch’essi utili, in tutta «umiltà».
«Se il sovrano è la testa, il senato è il cuore, i giudici sono gli occhi, le
orecchie e la lingua. Gli intendenti del re sono il ventre e se accumulano
troppo avidamente generano malattie rovinando l’intero corpo. I contadini
sono i piedi». La metafora - è evidente - ha un aspetto conservatore: i
diversi ruoli pur di pari dignità funzionale sono stabiliti per sempre: a
governare saranno sempre i re, a lavorare la terra i contadini.
Tutto deriva da un’idea antica e pericolosamente semplice: la ragione
è identica alla natura e rispecchia il suo ordine, questa ha leggi che non
possono cambiare nel tempo. Nel corpo politico, come in ogni altro
corpo, il benessere è assicurato proprio dalla diversità delle funzioni: ci
può essere dunque un’etica unica valida per tutti i ruoli? È verosimile
che gli uomini che vivono in comunità complesse svolgendo diverse
funzioni tutte indirizzate al bene comune riconoscano diversi valori: al re
si addice la capacità di pensare e agire in grande divenendo un esempio,
al lavoratore di sobbarcarsi con umiltà un impegno immutabile per la vita.
FEDERICO IMPERATORE VERSO ROMA
Dopo questi fortunati avvenimenti Federico è oramai - senza aver
mai combattuto veramente - padrone della Germania del Sud, dalla
Borgogna fino alla Boemia e finalmente incontra il re di Francia Filippo
Augusto nel novembre del 1212: nasce una alleanza precisa, stretta e
determinata contro Ottone e contro l’Inghilterra di re Giovanni. Non ci
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