Page 34 - Federico II - Genio dei tempi
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IN GERMANIA



             La situazione in Germania, dopo l’assassinio di Filippo di Svevia, volge
          di  colpo  a  favore  di  Ottone  di  Brunswick,  soltanto  un  anno  prima  in
          difficoltà. Con rapido calcolo Ottone si fidanza con la giovanissima figlia

          dell’imperatore assassinato, Beatrice, con la approvazione del pontefice
          che gli promette di incoronarlo imperatore a Roma.
             Ottone ha dodici anni più di Federico e molta esperienza di guerra. È
          un guelfo.

             Nella politica tedesca del XII secolo e poi in quella italiana dei due secoli
          successivi i due termini, guelfo e ghibellino, sono stati sovente usati per
          indicare le fazioni contrapposte all’interno di una città e in lotta per il
          potere. Guelfo indicava all’origine chi parteggiava per i duchi di Baviera e

          Sassonia e ghibellino chi seguiva la casa di Svevia durante la lotta per la
          corona tedesca. Il termine Welfen si riferiva alla casata bavarese mentre
          Weiblingen  era  uno  dei  castelli  più  importanti  degli  svevi  e  divenne
          ben presto un grido di battaglia. I due termini avevano anche un’altra

          connotazione, perché i bavaresi erano un punto d’appoggio del papato in
          Germania, mentre nel programma degli svevi era compresa l’intenzione
          di ridurre l’influenza del papato nella chiesa tedesca.
             Quando Federico Barbarossa, della casa di Svevia, divenne imperatore,

          il senso dei due termini cominciò a divenire più stabile: ghibellino era chi
          sosteneva l’imperatore e guelfo chi stava dalla parte del papa.
             Ma  l’uso  dei  due  termini  negli  anni  1235-1237,  quando  Federico  II
          rinsalda la sua autorità sui comuni, varia ancora: ghibellino indicava la

          fedeltà a Federico, e guelfo l’opposizione al monarca. L’adesione a una
          linea piuttosto che a un’altra era spesso
             occasionale, legata a fazioni che coinvolgevano in modo trasversale
          i nobili, i magnati e il popolo. A complicare la comprensione di questi

          termini,  sta  il  fatto  che  alcune  città  ghibelline  furono  appoggiate  dal
          papato e altre, guelfe, furono colpite dall’interdetto. Pisa era ghibellina
          perché avversaria della guelfa Genova e Firenze era guelfa anche per i
          forti legami economici con il papato.

             Nel Trecento, terminata l’avventura di Federico e dei suoi figli, essere
          guelfi e ghibellini assunse ancora un altro significato, non più legato alla
          contrapposizione tra papato e impero. Essere guelfi significava stare dalla
          parte di Firenze e degli Angioini, essere ghibellini indicava semplicemente

          la posizione contraria. Mentre a Milano essere ghibellini voleva dire essere
          dalla parte dei Visconti, a Firenze essere guelfi voleva dire essere «buoni
          cittadini».



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