Page 29 - Federico II - Genio dei tempi
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il diritto canonico era caratterizzato da un continuo e piuttosto rapido
          divenire. I papi precedenti a Innocenzo III avevano iniziato una attività di

          normazione che mirava a estendersi a tutti gli ambiti che interessano la
          chiesa e innanzitutto a sottoporre a un esame sempre più preciso il punto
          cruciale, il rapporto con il potere politico. Sul tema il nucleo centrale della
          riflessione canonista è l’assioma paolino del potere che deriva da Dio, un

          assioma passibile di divergenti esiti e valutazioni: il potere che discende
          da Dio investe direttamente i regnanti, passa attraverso il popolo, oppure
          viene gestito dal suo rappresentante in terra, il pontefice romano?
             Numerose prese di posizioni dei pontefici su questo ed altri temi erano

          da tempo contenute nelle dichiarazioni conosciute come decretali e più
          tardi come encicliche; si avvertì molto presto la necessità di raccogliere,
          compendiare e commentare queste decisioni papali come forme di un
          diritto in fieri, base o comunque riferimento di decisioni future. Nate dalla

          matrice  del  Decretum  di  Graziano,  modellate  sulla  sua  metodologia,
          apparvero  così  alcune  compilazioni  di  decretali,  fra  le  quali  famosa,
          anche  se  controversa  all’epoca,  è  quella  di  Giovanni  il  Teutonico  che
          nell’anno della morte di Innocenzo III, il 1216, raccolse le decretali degli

          ultimi sei anni di pontificato e altri decreti emessi dal concilio Laterano
          del 1215. Vent’anni dopo, sotto il pontificato di Gregorio IX, che era stato
          fra i cardinali più vicini a Innocenzo DI, viene finalmente promulgata la
          prima raccolta ufficiale delle decretali che annulla tutte le altre e insieme

          si basa sulle precedenti, il Liber Decretalium extra Decretum vagantium,
          noto semplicemente come Liber Extra.
             L’energia che la Curia di papa Innocenzo III applica alla gestione del diritto
          ecclesiastico e all’amministrazione del potere formulato giuridicamente

          che irraggia dal trono pontificio è impressionante e testimonia forse più
          di ogni altra azione del papa l’interesse e la capacità di una strategia che
          aveva per confini l’Europa e per oggetto i regnanti e i sudditi dell’intera
          cristianità.

             Uno dei pericoli che minacciavano la cristianità europea era, a parere
          di  molti  uomini  di  chiesa  e  di  potere,  l’eresia.  Testimonianze  coeve
          sembrano accusare Innocenzo III di una certa rilassatezza nei confronti
          degli eretici: è vero che a paragone di altri papi del XIII secolo Innocenzo

          III ebbe il merito di tentare di individuare altre vie accanto a quella della
          repressione.
             Chi erano gli eretici? Già il termine (dal greco hàiresis che significa
          presa, scelta) ma soprattutto la qualità delle fonti quasi sempre di parte

          avversa  (quelle  interne  ai  movimenti  del  dissenso  sono  il  più  sovente
          state annullate dalla repressione o almeno in parte cancellate) mettono



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