Page 28 - Federico II - Genio dei tempi
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grandezza politica del «sovrano papa» Innocenzo III.
             Lotario di Segni aveva una chiarissima idea della sua figura di vicario

          del  Cristo  e  del  potere  che  ne  derivava  anche  sul  piano  politico,  in
          temporalibus.  Riprendendo  l’immagine  gelasiana  delle  «due  luci  del
          firmamento», dichiarava che nel cielo della «chiesa universale»
             ... Dio ha istituito due dignità eminenti sopra le altre, la maggiore che

          presiede alle anime come se fossero i giorni, la seconda che governa
          i corpi come se fossero le notti... Esse sono la dignità del pontefice e
          quella dell’imperatore. Come la luna trae la sua luminosità dal sole a cui
          è inferiore per quantità e qualità della luce così il potere imperiale trae lo

          splendore dalla autorità pontificia.
             Entrando più nei particolari, Innocenzo riconosce nella bolla Venerabilem
          del 1202 il diritto dei principi tedeschi ad eleggere il «re dei Romani»
          come espressione del diritto consuetudinario che diviene però legittimo

          soltanto con il consenso papale:
             I principi elettori devono riconoscere e in effetti riconoscono che il diritto
          e l’autorità di esaminare la persona da loro eletta da promuovere a guida
          dell’impero spetta a noi che la ungiamo, la consacriamo e la incoroniamo.

          Se infatti i principi eleggessero un pagano o un sacrilego noi saremmo
          forse obbligati a ungerlo, consacrarlo e incoronarlo? Certamente no.
             D’altra parte dobbiamo a Innocenzo III, studioso di ambedue i diritti, il
          civile e il canonico, quella precisa definizione del concetto di sovranità

          che divenuta esemplare si affermerà stabilmente nel pensiero politico:
          «sovrano è colui che non riconosce alcun superiore nella sfera temporale»,
          così scriveva il pontefice romano al re di Francia intervenendo in una
          questione che riguardava il rapporto del sovrano con un suo feudatario, il

          signore di Montpellier.
             A Bologna molto probabilmente Innocenzo aveva ascoltato le lezioni
          di  Uguccione  da  Pisa,  il  canonista  più  importante  dopo  Graziano.
          L’affermazione della autonomia dei due poteri, il civile e l’ecclesiastico, era

          al centro della riflessione del maestro che proveniva da una città come
          Pisa, decisamente ghibellina. Solo in casi straordinari il pontefice poteva,
          a suo parere, intervenire negli affari politici dell’impero: la attenzione alla
          individuazione di questi casi sarà uno dei motivi principali dei teorici della

          Curia.
             La teologia e lo studio del riscoperto diritto romano sono le due discipline
          che  contribuiscono  a  fare  del  diritto  canonico  un  sapere  assimilabile
          agli  altri  saperi  impartiti  dai  maestri  dell’università  per  struttura  e

          metodologia. A differenza del diritto civile che tendeva, anche se non in
          senso assoluto, a divenire un sistema chiuso modellato sul diritto romano,



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