Page 32 - Federico II - Genio dei tempi
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dall’Ordine benedettino. Gli umiliati vivevano da almeno vent’anni, a Milano
soprattutto, in comunità miste di uomini e donne, mentre altri restavano in
famiglia praticando una vita povera, di lavoro e di pietà. Anche per questi
ultimi, ai quali non si poteva assegnare una vera regola, papa Innocenzo
trovò una soluzione approvando il loro propositum che consisteva nel
rifiuto del lusso negli abiti e nelle abitazioni, nella condanna dell’usura, nel
lavoro manuale, nell’offerta del superfluo in elemosine, in una vita di «pace
e pazienza». Ma, soprattutto, importante fu la concessione alle riunioni e
alla predicazione, anche se questa doveva limitarsi agli argomenti morali
e non alla spiegazione degli articuli fidei, attività che prima era stata
vietata, pena la scomunica. Quindici anni dopo grazie a queste decisioni,
secondo la testimonianza di Giacomo da Vitry, il celebre predicatore e
futuro vescovo di Acri, nella città di Milano così permeata di movimenti
eretici gli umiliati erano gli unici che si opponevano attivamente al dilagare
delle eresie. Se alcuni di essi commisero ancora qualche errore lo fecero
«a causa della loro semplicità d’animo e non per malizia», scriverà papa
Onorio III.
La vicenda di Francesco d’Assisi esce da questo quadro sia per i risultati
della speciale relazione che ebbe con il papato, sia soprattutto per la
grandezza della sua personalità. Ma Innocenzo III è, come negli altri casi,
alle radici degli avvenimenti che portarono
Innocenzo III all’affermazione del movimento e poi al successo
straordinario dell’Ordine. Francesco si presenta a Innocenzo come
trent’anni prima si era presentato Valdo a papa Alessandro III: chiede che
il suo piccolo gruppo possa mantenere l’ideale di vita e la pratica della
povertà e sia legittimato a predicare. Innocenzo non prende subito una
decisione.
Con undici compagni Francesco è ricevuto dal cardinale Giovanni
Colonna, in passato operante nei territori degli albigesi e quindi esperto
del problema: all’inizio e inutilmente il cardinale tenta di persuadere
Francesco ad accettare la regola benedettina. Ma in seguito è proprio
Giovanni Colonna a difendere di fronte alle obiezioni di alcuni cardinali
la posizione di Francesco, che fondava il suo ideale su quello della
perfectio evangelica, da riconoscere come norma legittima nella chiesa
del suo tempo. Innocenzo accorda ai seguaci di Francesco la facoltà della
predicazione itinerante, ma detta la regola della tonsura che segnalava
la loro condizione di chierici e pretende da Francesco il giuramento di
obbedienza. Gli undici compagni dovevano giurare invece allo stesso
Francesco, configurando in tal modo le norme della comunità religiosa in
cui un superiore prendeva su se stesso il carico della responsabilità. Tutto
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