Page 33 - Federico II - Genio dei tempi
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ciò non fu scritto in un’approvazione alla regola, ma si prefigurava come
          un futuro accoglimento quando la comunità dei predicatori ingrandita

          l’avesse richiesto.
             Innocenzo III muore nell’estate del 1216, quando il suo pupillo Federico
          non è ancora stato incoronato imperatore ma è oramai chiaro che ha
          molte probabilità di esserlo presto.

             È ancora Giacomo da Vitry a raccontarci a proposito della morte del
          pontefice un episodio macabro e significativo. Quando Giacomo arriva
          a Perugia, dove risiedeva allora la Curia, per essere consacrato vescovo
          di Acri, il corpo del pontefice Innocenzo III non è stato ancora sepolto ed

          è esposto nella cattedrale da due giorni. Giacomo da Vitry lo descrive
          crudamente,  «fere  nudum  et  fetidum»,  quasi  nudo  e  puzzolente.  Il
          secondo attributo è spiegabile con il caldo impietoso di metà luglio, ma
          cosa  significa  che  la  salma  di  Innocenzo  è  «quasi  nuda»?  Durante  la

          notte ignoti lo avevano spogliato dai preziosi paramenti e a Giacomo da
          Vitry non resta che constatare quanto «breve e illusorio sia lo splendore
          ingannevole di questo mondo», usando quasi la stessa espressione che
          Lotario di Segni prima di diventare pontefice aveva scritto nel suo De

          miseria conditionis humanae. In vita Innocenzo era stato chiamato da fra’
          Salimbene da Parma Stupor mundi proprio come il suo pupillo Federico,
          ma il suo corpo giaceva ora come quello di un qualsiasi uomo morto, alla
          mercé della avidità del primo ladrone.

             Un disegno conservato in un codice praghese ricorda ed esalta l’altra
          faccia della figura papale: Innocenzo, «prossimo a vedere il fiore di Jesse»
          perché oramai defunto, è rappresentato nel massimo fulgore della sua
          carica con gli abiti della sua dignità e la mitra sul capo. L’iscrizione lamenta

          che «Roma sia privata dei funerali del papa a favore della regia Perugia».
          Anche Onorio III, in una lettera scritta dopo la sua elezione, sottolinea la
          assimilazione di papa Innocenzo al Cristo «nel quale voleva dissolversi e
          attraverso il quale ha voluto vivere e morire».

             Al pari dei sovrani anche i pontefici hanno dunque due immagini, o
          meglio due corpi: quello fragile e corruttibile dell’uomo e quello sacro e
          invisibile del massimo sacerdote che divinamente diviene tutt’uno con il
          corpo del Cristo.

             Morendo il papa perde il suo potere e «la nudità serve a visualizzare
          una idea così fondamentale per la storia della perennità della istituzione»
          (Paravicini  Bagliani  1994a).  Dirà  più  tardi  il  cardinale  di  Chàteauroux:
          «stiamo attenti a non essere trovati nudi delle vesti della virtù quando

          saremo  spogliati  delle  dignità  degli  onori  e  delle  ricchezze  e  della
          potestas».



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