Page 25 - Federico II - Genio dei tempi
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nella gestione del potere il già vecchio Celestino III, che morirà all’età di
          novant’anni.

             La leggenda ci dice che, quando Lotario con qualche contrasto fu eletto
          papa con il nome di Innocenzo III, una colomba bianca si posò sulle sue
          spalle rivestite dal mantello scarlatto: le chiavi della basilica e del palazzo
          insieme  a  un  pastorale  diritto  completarono  la  sua  nuova  immagine

          sovrana sulla quale era disceso il potere del successore di Pietro. «Ho
          ricevuto la mitra per il mio sacerdozio e la corona per la mia regalità»,
          dichiara Innocenzo.
             Dunque il papa è vicarius Petri? Di più, Innocenzo III era e dichiarava di

          essere vicarius Christi. Il titolo era stato coniato da Pier Damiani nel trattato
          De brevitate vitae ponteficum romanorum, scritto a metà dell’XI secolo:
          secondo Pier Damiani il papa era «superiore in dignità e onore a tutti
          coloro che vivono nella carne», era «re dei re e principe degli imperatori».

          Il papa al quale Pier Damiani scriveva (Vittore II) era appunto per questo
          da lui denominato vicario di Cristo. Bernardo di Clairvaux un secolo dopo
          ripete che l’appellativo vicario di Cristo, prima usato in senso generico
          per tutti i vescovi, deve essere riservato solo al papa. E più tardi, per

          difendere Innocenzo II, il suo papa legittimo contro l’antipapa Anacleto II,
          sempre Bernardo riprende la metafora della identificazione con il Cristo
          e la rafforza: «Innocenzo è ossa delle ossa del Cristo e carne della sua
          carne».

             La denominazione entra così nel linguaggio della cancelleria pontificia
          e il giurista Uguccione da Pisa la commenta afferman do che «solo il papa
          può essere chiamato vicario di Cristo perché è chiamato a rappresentare
          la persona del Cristo». Per Innocenzo III la natura umana è ciò che nel

          papa  non  si  può  ampliare,  è  il  limite  naturale  della  sua  persona,  ma
          accanto e sopra sta la sua pienezza di potere - il suo stato di caput della
          chiesa  -  che  è  appunto  illimitata  nella  cristianità  come  lo  è  stata  per
          Pietro, «unico chiamato a godere della pienezza del potere». La regalità

          del papa è suprema perché si fonda sulla sua natura identica a quella di
          Cristo, che è rex regum e dominus dominantium. E aggiunge che, poiché
          «Pietro presiede a tutte le cose pienamente e in latitudine, egli è Vicario di
          colui al quale appartiene la terra e coloro che vi abitano». Fondandosi su

          queste estreme e stupefacenti teorie si arriverà nel Duecento a dichiarare
          con  Agostino  Trionfo  che  il  papa  «non  ha  bisogno  di  risiedere  in  un
          determinato  luogo»,  affermazione  dalle  conseguenze  importantissime.
          Dove è il papa là è Roma.

             Innocenzo III è il pontefice che per primo si serve in modo originale
          della metafora del corpo, già implicita nella idea dell’unicità del corpo



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