Page 19 - Federico II - Genio dei tempi
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del padre e perde, nel marzo di quell’anno, anche la corona tedesca: lo zio
          paterno Filippo di Svevia, che fino ad allora aveva regnato a suo nome,

          assume in proprio, spinto dagli stessi seguaci degli Staufen, la corona
          germanica per fronteggiare la forte opposizione interna che già avanza.
          Molti elementi del quadro ci inducono a credere alla buona fede di Filippo
          di Svevia: la guerra contro Federico muoveva da più parti e rischiava di

          destabilizzare l’impero. Per il trono imperiale erano stati proposti Filippo
          Augusto di Francia e il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone, sostenuto
          da Adolfo, l’arcivescovo di Colonia, città molto legata anche per motivi
          commerciali al regno inglese. Ma alla dieta di Colonia del 1198 Filippo di

          Svevia, consigliato dai suoi, decide di assumere in proprio la corona per
          conservarla alla famiglia degli Hohenstaufen.
             Un bambino inerme sembrava a tutti, ed era, un sovrano troppo debole.
          Ma i nemici degli Hohenstaufen non demordono: dopo altre candidature

          fallite eleggono Ottone IV di Brunswick, figlio di Enrico il Leone e nipote
          del re d’Inghilterra, e da questi nominato a soli quattordici anni conte del
          Poitou. Gli arcivescovi tedeschi sono divisi: lo scisma imperiale è in atto
          e solo una vera guerra europea dopo ben sedici anni lo avrebbe risolto.











                                                                           AGNELLO FRA I LUPI



             Così un cronista del tempo descrive con una ovvia metafora la situazione

          di Federico e insieme quella della Sicilia. La polivalenza etnica e culturale
          della Sicilia dei re normanni - che tanto ha entusiasmato gli storici delle
          idee e della cultura - era anche la prima fra le cause della debolezza
          cronica nell’esercizio del potere e nel controllo politico del territorio. Il

          tutto era aggravato allora dalla fragilità del potere sovrano e dalla fragilità
          naturale di un re bambino. Lo stato di anarchia, gli intrighi, le alleanze
          presto smentite, i tradimenti e la libido dominandi di tutti contro tutti, la
          inaffidabilità degli stessi protettori del piccolo re, animavano uno scenario

          pericolosamente cupo che rimane stabile per molti anni.
             Ma il luogo, la Sicilia, era come sappiamo bellissimo e solare, circondato
          da una fama straordinaria soprattutto al Nord, fra i tedeschi. Corrado di
          Hildesheim - vescovo e cancelliere, che aveva accompagnato il padre di

          Federico Enrico nel regno di Sicilia - aveva descritto l’isola con parole forse
          troppo colte e memori della poesia latina, ma senza dubbio sinceramente



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