Page 172 - Federico II - Genio dei tempi
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IL POTERE DEL PAPA E IL POTERE DELL’IMPERATORE



             Quando Innocenzo IV, nel 1245, scomunicò Federico II e lo; dichiarò
          deposto dalla carica imperiale, compì un gesto dal grande valore politico
          e simbolico, che esprimeva una concezione del rapporto tra il potere del
          pontefice e il potere dell’imperatore maturata durante i lunghi secoli del

          papato medievale. Ripercorrere questa storia significa scoprire uno dei
          capitoli più affascinanti del pensiero politico dell’età di mezzo. Eppure, i
          problemi che pone sono delle costanti nei paesi in cui è forte la componente

          religiosa ed esiste una gerarchia sacerdotale che è in grado di incarnarla
          e di rappresentarla. È, in fondo, la questione del rapporto tra la  politica
          e i custodi (o ritenuti tali) di un sapere teologico-morale che dovrebbe
          orientare le scelte degli uomini in tutti i campi della loro vita. Nel medioevo
          latino, quando è scontata l’appartenenza non solo al cristianesimo, ma alla

          sua versione romana, questo rapporto tra trascendenza e ordine politico
          assume toni particolari.





          Alle radici dello scontro


             Una radice del difficile rapporto tra la chiesa e lo stato sta nella doppia
          natura del cristiano, che deve camminare per terra, ma guardare verso

          il cielo, la sua vera patria e il luogo di ritorno. Se l’uomo è un semplice
          pellegrino sulla terra, se la sua vera patria è quella celeste e non quella
          terrestre, quale interesse può nutrire nei confronti di questo mondo e

          delle sue istituzioni?
             Per Agostino, vescovo di Ippona, il problema riguardava il rapporto tra i
          cristiani e l’impero romano. Come scrive nella Città di Dio, la storia umana
          è da un lato il costante terreno di incontro e di scontro tra due città ideali,
          la città celeste dei giusti, «Gerusalemme», e «Babilonia», la città terrena

          dei corrotti (ma i membri delle due non sono distinguibili ai nostri occhi);
          dall’altro è un momento di passaggio verso un destino ultraterreno. In
          questo quadro, l’autorità politica è necessaria come un male minore, allo

          scopo di tenere a freno gli ingiusti piuttosto che di permettere agli uomini
          di realizzare le loro potenzialità.
             Lo stato può apparire irrazionale, addirittura malvagio, ma è sensato
          in un mondo popolato da uomini segnati dal peccato originale, che ha
          irrimediabilmente reso la loro natura egoista e votata al male. Come si

          pone il cristiano e come si rapporta la chiesa rispetto alla dimensione
          mondana e alle sue istituzioni? Il cristiano deve comunque obbedire alle



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