Page 166 - Federico II - Genio dei tempi
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famiglia dei Lusignano. In seguito, i Lusignano si infeudarono a Enrico
          VI di Svevia, come fece anche il re di Cilicia: la dinastia sveva estendeva,

          almeno in linea teorica, il proprio controllo sull’Oriente.
             Morto  Federico,  tornato  in  Francia  Filippo  Augusto  (per  recuperare
          alcuni feudi di famiglia), Riccardo restò a capo delle armate cristiane. Il
          difficile clima determinato dalla successione al trono di Gerusalemme

          (la  cui  corona  era  contesa  da  Guido  di  Lusignano  e  da  Corrado  di
          Montefeltro),  i  cattivi  consigli  dei  cristiani  di  Terrasanta,  le  notizie  che
          provenivano  dall’Inghilterra  sull’operato  del  fratello  (Giovanni  Senza
          Terra) indussero Riccardo a cercare una tregua con Saladino ( 1192 ), con

          la quale si riconoscevano i domini cristiani lungo la costa e la libertà di
          accesso a Gerusalemme per i pellegrini inermi. Pochi anni dopo fu il figlio
          di Federico, Enrico VI, a voler ripercorrere le orme del padre: ma la malattia
          lo costrinse a delegare il comando dell’impresa che ebbe comunque un

          certo successo, portando alla conquista di Sidone e di Beirut (1197). Se la
          riconquista di Gerusalemme appariva ancora lontana, negli anni finali del
          XII secolo i domini cristiani in Terrasanta apparivano più ampi e solidi di
          qualche anno prima.

             Il caos che seguì alla morte del Saladino permise il consolidarsi dei
          potentati europei. Inoltre, al-’Adil, figlio dello scomparso capo musulmano,
          dopo  molte  battaglie  riuscì  a  ereditarne  il  potentato  e  manifestò  una
          politica  di  tolleranza  verso  i  cristiani  e  i  loro  stati,  anche  nell’ottica  di

          salvaguardare gli scambi commerciali.
             Le  difficoltà  del  mondo  islamico  posero  le  condizioni  per  la  quarta
          crociata, su incitamento di papa Innocenzo III, ma l’obiettivo si trasformò
          rapidamente da Gerusalemme a Bisanzio, dove all’agonizzante impero

          venne sostituito un governo fantoccio. In parte fu Venezia a spingere la
          crociata in un’altra direzione: il suo ruolo di traghettatrice di truppe e i
          debiti che le armate contraevano verso la flotta le conferivano un ruolo
          fondamentale nella vicenda, che la città lagunare sfruttò per rinforzare la

          posizione in Oriente. A ciò si associò il desiderio dei crociati di fare bottino
          e di crearsi dei feudi. In un primo tempo Venezia chiese l’aiuto dei crociati
          per impossessarsi di Zara, sulla costa dalmata, in cambio di una dilazione
          del compenso per il trasporto delle truppe. Ma poi i crociati ricevettero

          richieste  d’aiuto  da  parte  dell’imperatore  bizantino  Isacco  II  e  di  suo
          figlio Alessio, detronizzati da Alessio III, richieste accettate in cambio di
          sostegno economico e logistico, nonché della riunione delle due chiese,
          d’Oriente  e  d’Occidente.  Nelle  vicende  che  seguirono  la  conquista  di

          Bisanzio e le sommosse popolari, i crociati costituirono l’impero latino, a
          capo del quale fu posto Baldovino di Fiandra.



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