Page 157 - Federico II - Genio dei tempi
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Il  messaggio  di  Urbano,  destinato  ad  aiutare  i  cristiani  d’Oriente  e
          ad alleggerire l’Occidente dalla presenza di cavalieri turbolenti, veniva

          raccolto da predicatori vaganti che ne incrementavano il peso raccontando
          di spaventose persecuzioni che i cristiani avrebbero subito in Terrasanta.
             Prima ancora che prendessero corpo le spedizioni militari della nobiltà
          europea, si mossero dunque le folle attratte dai predicatori, tra i quali

          il più noto fu Pietro l’Eremita nella Francia orientale. Un altro gruppo,
          tedesco, era guidato da Gualtiero di Passy, detto Senza Averi. Il destino
          di tali scombiccherate spedizioni fu drammatico: esse saccheggiarono
          le città delle valli del Reno e dell’area danubiana prima di essere fermate

          con la forza delle armi. Durante i massacri, questi primi «crociati» ebbero
          di mira soprattutto gli ebrei. Ma ben pochi di loro giunsero in Anatolia
          (l’imperatore bizantino Alessio Comneno facilitò il passaggio attraverso i
          suoi territori) e qui, in ogni caso, vennero uccisi dai turchi. Pietro l’Eremita

          però si salvò perché si trovava presso l’imperatore bizantino a chiedere
          aiuti. Con i superstiti si unì agli eserciti, ormai arrivati, di quella che è
          comunemente  chiamata  la  prima  crociata  (sarebbe  tornato  in  Francia
          qualche  anno  dopo,  per  morire  nel  monastero  di  Neufmoùtier,  da  lui

          stesso fondato).
             La prima crociata ufficiale ebbe inizio nel 1096 e fu guidata dal fior fiore
          della cavalleria europea: Ugo di Vermandois, fratello del re di Francia,
          Goffredo di Buglione, conte della Bassa Lorena, e i suoi fratelli, Boemondo

          d’Altavilla, Raimondo di Saint-Gilles, i conti di Fiandra e di Normandia.
          Per terra e per mare, giunsero a Costantinopoli. L’Italia fu attraversata
          lungo due direttrici: un gruppo, sotto la guida di Raimondo di Saint-Gilles
          e del vicario pontificio Ademaro di Le Puy, attraversò l’Italia settentrionale

          per arrivare in Istria e proseguire da lì verso Costantinopoli. Un secondo
          gruppo, a capo del quale vi era Ugo di Vermandois, scese verso Sud,
          arrivando in Puglia e da qui in Grecia.
             L’imperatore,  diffidente  nei  confronti  di  questi  improvvisi  alleati,  li

          confinò oltre il Bosforo. Da qui venne ripresa la marcia: la sorpresa dei
          saraceni,  le  loro  divisioni  interne,  l’appoggio  delle  comunità  cristiane
          che abitavano in Anatolia e in Siria, le aspettative e la fede dei crociati
          furono  determinanti  per  raggiungere  Gerusalemme.  Nel  corso  del

          1097 fu conquistata innanzitutto Nicea (nei pressi del Bosforo): la città
          era popolata da cristiani, ma era stata da poco occupata dai turchi. Le
          divisioni tra questi ultimi e la mancanza di aiuti facilitarono la conquista
          da parte dei crociati. Poi furono prese Tarso e Alessandretta e si pose

          sotto assedio Antiochia. La città fu espugnata nel giugno del 1098 da
          Boemondo d’Altavilla, che se ne dichiarò signore, mentre Baldovino di



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