Page 153 - Federico II - Genio dei tempi
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molto prima che le «crociate» avessero luogo. Dopo la terza crociata si
          diffuse il termine crucesignati, ma così potevano essere chiamati anche

          gli eretici pentiti ai quali la chiesa aveva imposto di vestire la croce.
             Tutto questo suggerisce che nel momento in cui l’Occidente avvertì il
          bisogno di riconquistare Gerusalemme militarmente (dopo un dominio
          musulmano di centinaia di anni), molti eleménti già presenti nella cultura

          e nella società medievale vennero recuperati e rielaborati.
             Prima della crociata: pellegrinaggi, paci di Dio, «vexillwn Vetri»
             Convenzionalmente l’inizio delle crociate viene individuato nel discorso
          che, nell’ottobre del 1095, papa Urbano II (1088-99) tenne a Clermont, in

          Alvernia, incitando i nobili ad andare in soccorso dei cristiani d’Oriente,
          minacciati  dall’avanzata  dei  turchi  Selgiuchidi.  Questi,  provenendo
          dall’Asia centrale, erano riusciti a estendere il proprio controllo sui territori
          della Persia, della Siria, dell’Anatolia (ma non dell’Egitto, che era nelle mani

          della dinastia dei Fatimidi, ai quali i Selgiuchidi avevano però sottratto
          Siria  e  Palestina)  e  dopo  la  vittoria  di  Manzikert  del  1071,  in  Armenia,
          avanzavano  verso  Bisanzio.  Gerusalemme,  un  tempo  appartenuta
          all’impero  romano  d’Oriente,  era  già  stata  occupata  dai  musulmani  in

          piena fase di espansione nel 638, restando però meta di pellegrinaggio
          per i fedeli e conservando una popolazione costituita da appartenenti alle
          tre religioni del Libro. Ora, in mano ai Selgiuchidi, era forse più difficile e
          onerosa da raggiungere (sotto i precedenti dominatori musulmani non vi

          erano stati particolari impedimenti per i pellegrini cristiani) e si parlava
          di una richiesta d’aiuto da parte dell’imperatore di Bisanzio al papa, in
          occasione del concilio di Piacenza (marzo 1095).
             Tra gli scopi che indussero Urbano a spingere la nobiltà europea alla

          liberazione di Gerusalemme, vi era l’idea di sottoporre questi aristocratici
          litigiosi e bellicosi («che combattevano contro fratelli e consanguinei»,
          diceva il pontefice) ad una peregrinano paenitentialis, un pellegrinaggio
          di penitenza (Fiori 2003a).

             Il pellegrinaggio era un’usanza molto antica, che nella cultura cristiana
          si era radicata in profondità caricandosi di ulteriori significati. Già nei primi
          secoli dell’era cristiana vi erano stati alti prelati, e non solo, che si recavano
          a visitare i luoghi in cui era vissuto Gesù. Nel VI secolo era ormai una

          pratica diffusa il viaggio a Gerusalemme, testimoniata da una letteratura
          che  descriveva  la  geografia  dei  Luoghi  Santi,  le  cerimonie,  gli  usi.  La
          presa della città da parte dei musulmani non impedì i pellegrinaggi, che
          proseguirono per secoli e, durante l’impero di Carlo Magno, si strinsero

          contatti con il califfo di Baghdad.
             Ma Gerusalemme non era ovviamente l’unica meta dei pellegrinaggi e



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