Page 148 - Federico II - Genio dei tempi
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di Federico: innegabile la sua forte personalità, ma anche innegabile che
le decisioni e le sue idee ci possano apparire sovente originali e rapide
e al fondo incomprensibili staccandosi con troppo rilievo e quasi sfasate
rispetto al contesto. Il problema posto dalla prospettiva della storia della
mentalità - una prospettiva difficile da trascurare anche se molte cose
sono cambiate negli ultimi decenni - sembra non accordarsi all’analisi e
alla narrazione di una vita singola. Il problema del tempo, ecco, in questo
potrebbe stare il distacco: storia della mentalità «significa storia della
lentezza della storia» (Le Goff 1992) mentre una vita, quella di Federico
II sembra segnalare allo storico la realtà di una iniziativa singolare,
veloce, illusoriamente coerente a una identità, e sovente indecifrabile
rispetto allo sfondo apparentemente immobile della lunga durata. Le
difficoltà (per qualcuno le «assurdità e le illusioni») della biografia storica
sono certamente dovute a più di un motivo: «eccesso» di significato,
impossibilità a rappresentare la identità individuale per giunta senza gli
strumenti linguistici e le strategie stilistiche del romanzo biografico (come
fa Sterne nel suo Tristram Shandy), taglio cronologico paradossalmente
innaturale perché obbligato dalle due date naturali di ogni vita. I due primi
punti sono stati segnalati da Passeron (1981), discussi da più storici e
ripresi da Le Goff (1996): «la narrazione biografica può dare l’illusione che
nulla di ciò che è narrato è insignificante...»; il personaggio in questione
può sembrare predestinato e teso senza incertezze verso il suo destino,
il trionfo, il martirio o la disfatta fatale. «La costruzione - diamo la parola
ancora al biografo di san Luigi, Le Goff (1996) - della santità del re è
segreta, inconsapevole e incerta... a tratti imprevedibile. Il biografo deve
tentare di renderne conto».
Oggi sembra fortunatamente svanito un altro pericolo presente invece
nelle biografie tradizionali, quella «opposizione fra individuo e società» di
cui molti oramai hanno segnalato la insensatezza. La conoscenza della
società è necessaria per guardare il costituirsi del personaggio individuale
che è d’altra parte anche un ottimo punto di osservazione.
Levi (1989) ha osservato infatti che la biografia può essere un buon punto
per verificare il carattere «interstiziale» della libertà degli agenti umani e
una prospettiva ideale per osservare in concreto i sistemi normativi in cui
non mancano le contraddizioni: «esiste per ogni individuo uno spazio di
libertà significativa che trova la sua origine nelle incoerenze dei confini
sociali permettendo in tal modo i mutamenti».
Nel caso di Federico II l’eccesso di significato che minaccia la biografia
è sottolineato da una caratteristica esplicita del soggetto. Di Federico
si deve dire innanzitutto che le fonti ce lo mostrano sempre alla ribalta
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