Page 137 - Federico II - Genio dei tempi
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incontra però, in questa sua fuga dall’Italia, alcune difficoltà: per esempio
          vincere la resistenza di re Luigi IX a dare il permesso di viaggiare sul suolo

          francese (di ospitare il papa non si parlava nemmeno). Perché Innocenzo
          aveva lasciato l’Italia e rifiutato di incontrare Federico?
             Matteo  da  Parigi  riporta  una  voce  secondo  la  quale  cento  cavalieri
          di Federico erano nascosti nel bosco lungo la via, pronti a catturare il

          pontefice. È certo che in qualche misura Innocenzo aveva paura, una
          paura non improvvisa dal momento che il cambio di meta, Civitavecchia
          e non Narni, era stato evidentemente programmato.
             A Lione il papa annuncia il concilio da tenersi il 24 giugno del 1245;

          sul  tavolo  c’è  soprattutto  il  problema  Federico,  poi  la  riconquista  di
          Gerusalemme e la minaccia dei tartari. Le intenzioni del pontefice erano
          chiare. Nelle epistole forsennate di Rainiero cardinale di Viterbo e vicario
          del  papa  in  Italia,  Federico  appariva  oramai  simile  alla  quarta  bestia

          dell’Apocalisse:  l’eretico,  l’assassino  del  papa  Gregorio,  l’avvelenatore
          delle sue mogli, lo stupratore delle donne che gli capitavano a tiro.
             È più cane di Erode che a nulla pensava se non a uccidere Cristo... è
          più crudele di Nerone e più selvaggio di Giuliano l’Apostata perché cerca

          di  distruggere  la  fede...  È  simile  all’angelo  caduto  e  come  Lucifero  ha
          tentato di salire al cielo della chiesa e levare il suo trono fino alle stelle
          per eguagliare e superare l’Altissimo vicario di Cristo... Quando rimase
          lungamente  vuoto  0  soglio  apostolico  il  cuore  del  principe  criminale

          si levò a rovina della chiesa perché volle sedere come Dio stesso sul
          trono di Dio cercando di eleggersi da se stesso pontefice... Non abbiate
          pietà per il sacrilego. Gettatelo a terra al cospetto dei re, scacciatelo dal
          tempio di Dio... Annientate corpo e anima, seme e discendenza di questo

          babilonese. Possa la Misericordia dimenticarsi di lui.
             Taddeo da Sessa, inviato dall’imperatore a Lione al concilio, da amico
          fedele qual è, descrive Federico con parole opposte a quelle dei nemici:
          conciliante, pio e pentito. Poi fa la sua grandiosa offerta: Federico avrebbe

          combattuto a Gerusalemme e anche contro i mongoli. L’imperatore di
          Bisanzio, seduto al fianco del papa, si suppone ascoltasse tutto ciò con
          attenzione e favore. All’accusa di Rainiero di assoldare in battaglia mercenari
          musulmani, Taddeo ribatte con un sofisma: non è forse preferibile versare

          sangue di infedeli invece che sangue cristiano? All’accusa minore ma di
          grande effetto a proposito dell’harem che Federico tiene a corte, Taddeo
          risponde che le donne arabe ospitate nella reggia dell’imperatore sono
          semplici danzatrici e acrobate, non concubine. L’imperatore, conclude,

          deve essere ascoltato e aver la possibilità di discolparsi. Sembra di poter
          dire che Innocenzo di fronte alle offerte presentate da Taddeo da Sessa



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