Page 130 - Federico II - Genio dei tempi
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la battaglia e talvolta la guerra. Ma come dimenticare che re Riccardo
Cuor di Leone, campione di cavalleria regale, era stato ucciso sotto le
mura di un castello francese da una freccia scagliata da un mediocre
ma fortunato assediante e che, per ritornare alla nostra storia, nel 1204,
Pistore, vescovo di Vicenza, mentre stava «fermo e disarmato a cavallo
nell’acqua sotto le mura del castello di Torrebelvicino» fu colpito a morte
dalla freccia di un assediante? Pochi in effetti valutavano correttamente
la lunga gittata delle balestre e degli archi, i cavalieri soprattutto, che
orgogliosi delle loro armi non si curavano sprezzantemente delle nuove
attrezzature usate da uomini più umili di loro ma oramai abilissimi. I
cavalieri restavano comunque padroni del combattimento in campo
aperto, non solo per la superiorità dell’armamento e per l’addestramento
che durava tutta una vita, ma anche per il grande prestigio sociale, la
fama dovuta all’egemonia culturale di secoli.
Nell’immaginario, il cavaliere era e sarà ancora al centro della scena di
guerra per secoli, con la sua spada dall’elsa dorata, la lancia e la mazza
e, a difesa, l’elmo, lo scudo e l’usbergo col cappuccio che lo difendeva
dalla testa ai piedi, che in quegli anni però cedeva il posto alla pancetta,
più leggera e corta e compatta e tecnologicamente più adatta a riparare
dalle frecce.
«Splendente nelle sue armi lucenti issato sul suo destriero, allegro,
forte e gioioso sta in campo e brilla di virile bellezza...», così appare il
cavaliere seguito dal suo scudiero con la bandiera, le spade e i coltelli.
Lui solo è chiamato miles, il guerriero. Dal XIII secolo il ceto dei cavalieri
si impoverisce: lo minacciano il suo stesso stile di vita che lo obbliga
a indebitarsi... l’avanzare dei ceti mercantili che approfittano del suo
disagio, il polverizzarsi dei patrimoni di lignaggio... la perdita di valore
delle vecchie rendite basate sui censi (Cardini 1982). Un fenomeno diffuso
e generalizzato: le strade, le corti europee e i campi di battaglia sono
affollati di uomini disponibili e preparati alle avventure di guerra e pronti
a tutto.
Un po’ al di sotto del cavaliere c’è il berroviere {berroarius), un cavaliere di
seconda categoria, dotato di armatura più leggera, impiegato soprattutto
nelle rapide incursioni e razzie. E poi naturalmente vengono i più umili, i
fanti, con lancia e spada, fasciati nel giubbone di combattimento imbottito,
protetti dallo scudo: sono il popolo, mobilitato volente o nolente alla
guerra di difesa, più comprensibile, o di conquista, per ragioni spesso
ignote ai più.
I fanti provenivano dallo strato più povero del popolo e, combattendo,
assolvevano a volte a una specie di corvée, ma a volte erano anche gente
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