Page 120 - Federico II - Genio dei tempi
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certamente non del tutto inventate, degli eccidi compiuti contro i lombardi
dall’alleato di Federico, Ezzelino, che dissacrava chiese, radeva al suolo
mura e edifici e distruggeva famiglie non risparmiando neppure le donne
e i bambini.
I nemici si fronteggiavano: Federico, affiancato da Ezzelino e dalla
fedele Cremona, con i suoi armati rinforzati da un contingente degli
odiatissimi saraceni di Lucerà, e alla parte opposta i lombardi. Sullo
sfondo, ma potentissimo in linea di principio, il papa che nell’autunno del
1237 ritornava a pronunciarsi con forza (anche se alcuni interpretano il
suo scritto solo come un documento destinato agli archivi) sul problema
della liberazione di Gerusalemme, impresa che Federico nella prospettiva
e nell’interesse della Curia romana avrebbe dovuto anteporre a quella
che non era altro che una vendetta personale contro i lombardi.
Per allargare il nostro sguardo alla scena europea e comprendere
meglio le ragioni di una guerra che non era di territorio, ma possedeva
un aspetto simbolico fortissimo, ricordiamo sul tema dell’opposizione
Federico-Pontefice le lettere scritte al papa dal re d’Inghilterra e da quello
d’Ungheria. Béla, sovrano d’Ungheria, aveva tacciato con decisione i
lombardi di malvagità e arroganza accusandoli di sollevare il pretesto
della crociata in Terrasanta per indurre il papa a far guerra a Federico e
aveva indicato a tutti i fedeli dei regni europei il pericolo di uno scontro
diretto fra i due massimi poteri della cristianità. I lombardi ribelli al potere
imperiale erano visti dai regnanti - ed era naturale - come qualcosa di
pericoloso che minacciava le fondamenta dell’ordine della convivenza
cristiana. Federico riprende subito il tema dell’impero come garanzia
universale di pace:
Più che mai oggi il mondo intero respira nello spirito dell’impero così
che se questo diventa debole anche il mondo si indebolisce mentre se
l’impero si rafforza il mondo prospera... L’impero deve pienamente mirare
alla pace e alla giustizia fra i popoli perché è come uno specchio davanti
agli occhi di tutte le autorità della terra.
Ma si avvicina, facendo risalire la ruota della fortuna di Federico, un
grande giorno per l’imperatore, quello della vittoria di Cortenuova. Una
battaglia non prevista come quella avvenuta ventidue anni prima a
Bouvines che aveva di colpo messo in luce e in alto la fortuna del ventenne
Federico. Tutto per merito del re di Francia Filippo Augusto.
All’inizio dell’autunno dell’anno 1237 Federico è a Cremona, dove
lo raggiungono forze di diversa provenienza, esemplari della vasta
complessità del suo dominio: ai duemila cavalieri tedeschi e ai settemila
arcieri saraceni si aggiungono altri cavalieri dalla Puglia e dalla Sicilia, oltre
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