Page 114 - Federico II - Genio dei tempi
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di Fulda. Il malcontento verso Enrico cresce invece fra gli appartenenti
          all’alta nobiltà, come il principe Ottone di Baviera.

             Qual era allora l’atteggiamento del pontefice, lontano ma non troppo,
          indebolito ma non troppo dal suo esilio da Roma, conseguenza questo
          del  vano  tentativo  di  eccitare  i  cittadini  dell’Urbe  contro  Federico?
          Sembra che Gregorio IX, saggiamente, non abbia voluto contribuire in

          quei momenti ad aumentare le difficoltà dell’imperatore, preso com’era
          anche lui da altri problemi, come la diffusione delle eresie in Lombardia e
          in Germania. L’armistizio fra papa e imperatore sembrava dunque tenere
          ancora, ma sulla scena politica l’altro personaggio, Enrico re dei Romani,

          poteva complicare il rapporto fra i due.
             E  appunto  al  di  là  delle  Alpi  la  lotta  contro  l’eresia  -  che  per  noi
          moderni rappresenta il dissenso, per il pontefice Gregorio IX brutalmente
          l’«errore da estirpare» - viene condotta con accanimento dall’inquisitore

          domenicano Corrado di Marburgo, che aumenta la pressione arrivando
          a dichiarare eretici e a condannare al rogo dopo una semplice denunzia
          e senza prove molti borghesi delle città renane e poi addirittura alcuni
          nobili, usurpando i compiti dei vescovi. D’accordo con i principi tedeschi

          Enrico  decide  di  fermare  la  furia  del  domenicano  e  invia  una  lettera
          di protesta a Gregorio LX. La lettera arriva al pontefice, che furente la
          strappa,  contemporaneamente  alla  notizia  dell’assassinio  di  Corrado
          di  Marburgo:  il  momento  diventa  quindi  per  Federico  difficilissimo  da

          affrontare. Ma non impossibile, e un errore del giovane Enrico spiana la
          strada all’imperatore.
             Sul finire del 1234 l’incauto re dei Romani si allea con i comuni della
          Lega  Lombarda,  nemici  da  sempre  dell’imperatore.  Federico,  appresa

          la notizia, coglie l’occasione - si poteva non pensarlo? - e presenta al
          pontefice, allora a Rieti, la domanda di scomunica contro Enrico. Da quel
          momento Federico per Enrico è l’imperatore e non più il padre.
             Gregorio  LX  acconsente  forse  troppo  in  fretta,  cadendo  in  quella

          che è quasi una trappola: scomunicando Enrico, il papa diventa infatti
          nemico dell’alleanza lombarda. L’imperatore, ottenuta la scomunica del
          primogenito,  parte  per  la  Germania  insieme  al  figlio  Corrado  di  sette
          anni, senza un vero esercito ma con un seguito pittoresco e sfolgorante,

          animali esotici, carri pieni d’oro e di seta, vassalli in ricche vesti, cavalli
          bianchi  e  maestosi  o  neri  e  scattanti,  deciso  ad  annientare  la  rivolta.
          Ermanno di Salza, Gran Maestro dell’Ordine teutonico, persuade Enrico
          alla resa e la notizia del prossimo arrivo di Federico fa il resto risolvendo

          prepotentemente la questione.
             Federico, nel 1235, è un personaggio di grande fama, è colui che è andato



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