Page 111 - Federico II - Genio dei tempi
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pagamento della tassa al sovrano. L’intesa tuttavia durò soltanto fino al
          1245, quando i veneziani passarono dalla parte del papa e cercarono di

          impadronirsi dei porti pugliesi.
             Fra le «cose generate dalla terra siciliana» c’era il grano e Federico
          non era solo il re ma anche il massimo proprietario in questo settore:
          oltre alle terre della corona amministrate direttamente, molte masserie

          gestite dai monaci cistercensi erano controllate dai funzionari imperiali.
          Il  largo  raggio  dello  sguardo  di  Federico,  pari  alla  ampiezza  dei  suoi
          domini, si spingeva anche ai mercanti provenzali, che furono gratificati
          di privilegi, e naturalmente ai pisani, che avevano avuto un trattamento

          di favore in Terrasanta al tempo della crociata ed erano da sempre alleati
          dell’imperatore. Eppure la politica commerciale dello Svevo non è sembrata
          ad alcuni storici, a paragone con quella degli altri sovrani europei e anche
          dei suoi avi normanni, così vivace, lungimirante e flessibile: i vantaggi

          elargiti  da  Federico  ai  mercanti  sembrano  dettati  dalle  circostanze,
          discontinui e forse anche poco accorti. I re europei dell’epoca mostravano
          ben altro atteggiamento nei confronti dei mercanti del Nord che avevano
          ricchezze liquide e promettevano alleanze interessanti.

             Anche se nelle intenzioni di Federico una rete di sapiente attenzione
          economica doveva avvolgere i suoi domini meridionali dando compattezza
          e progettualità al regno, i suoi rapporti bellicosi e comunque difficili o
          conflittuali con il Nord gli imponevano un percorso meno lineare e troppo

          condizionato dall’idea politica dell’altezza incomparabile del suo dominio.
             Segni preoccupanti si cominciarono a scorgere ben presto nel quadro
          generale dell’economia del regno: la popolazione, e con essa le braccia
          lavorative, che aumentava nell’Italia settentrionale e in tutta Europa, era

          invece diminuita nei domini di Federico, che doveva esortare e premiare i
          contadini che allevavano il bestiame o seminavano grano in Puglia come
          in  Sicilia  per  battere  i  produttori  concorrenti.  L’Africa  settentrionale  fu
          costretta ad acquistare da Federico il grano delle sue terre pagandolo in

          oro sahariano.
             A coronare gli interventi nella legislazione e nella cura del regno in
          quegli anni di relativa pace o meglio di sospensione del conflitto fino ad
          allora permanente, Federico nel 1232 creò la sua moneta d’oro puro (20,5

          carati) che pesava 5,28 grammi, chiamata augustale, che lo rappresentava
          secondo  il  classico  modello  romano  celebrandolo  come  Cesare  al
          compimento  vittorioso  di  una  grande  impresa  guerresca.  Immagine  e
          scrittura, circolando sulla moneta, avrebbero rafforzato la popolarità di

          Federico che forse a questo scopo nel 1248 concede alla città di Tortona il
          diritto di battere la moneta augustale. La novità era stata preparata da un



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