Page 112 - Federico II - Genio dei tempi
P. 112

accumulo di lingotti d’oro pagati a cominciare dagli anni Venti dai sultani
          tunisini, dai veneziani e da altri mercanti, e immagazzinati nella tesoreria

          della corona. L’augustale, seguito dal genovino, fu la prima moneta aurea
          della  penisola  italiana,  una  emissione  prestigiosa  che  continuò  anche
          dopo la morte di Federico per opera di altri re. Recava sul retto l’immagine
          dell’imperatore rappresentato in modo classico alla romana e sul verso

          l’aquila con la testa di lato e le ali spiegate. Era l’uccello imperiale simbolo
          caro agli svevi, ma ben lontano dall’essere simbolo anticristiano: Dante lo
          chiama «santo segno».
             La scritta «Cesare Augusto Imperatore dei Romani» dimostrava con

          chiarezza  ancora  una  volta  quale  fosse  il  titolo  preferito  da  Federico
          anche quando agiva come sovrano di Sicilia.









                                                               IL TRADIMENTO DEL FIGLIO



             All’inizio del 1234 al convegno di Boppard l’atteggiamento del re dei
          Romani,  Enrico,  figlio  primogenito  di  Federico  II,  assume  la  precisa
          fisionomia di una ribellione contro il padre.
             Ma fin dal 1230, anno della riappacificazione di Federico con il pontefice

          Gregorio IX, era palese che la situazione in Germania e in Italia richiedeva
          dopo dieci anni di assenza l’attenzione e la cura dell’imperatore e anche
          urgentemente. L’uomo che aveva rappresentato per cinque anni Federico
          nelle  terre  dell’impero  era  stato  l’arcivescovo  di  Colonia  Engelberto:

          l’alleanza con i signori ecclesiastici, più di una volta forte sostegno degli
          imperatori nei periodi critici, si era mostrata più importante e opportuna
          di quella con i principi laici e con le città nel rinsaldare il clima di fedeltà
          verso un sovrano sovente lontano per anni.

             Non  abbiamo  una  precisa  idea  di  quanto  Federico  abbia  seguito  le
          vicende, gli interessi e i contrasti che si sviluppavano al Nord negli anni di
          assenza. Nel 1225, dopo l’assassinio del vescovo Engelberto, l’imperatore
          aveva lasciato passare alcuni mesi prima di nominare reggente Ludovico

          conte di Baviera, ma nel contempo aveva rafforzato i legami con la nobiltà
          laica dando in sposa a Enrico Margherita, figlia del duca d’Austria. Molto
          presto Enrico entra in conflitto con il suocero e anche con il duca di Baviera,
          varcando i confini del dominio di Ludovico. Federico è lontano, in Oriente,

          impegnato in quella crociata tutta sua e premuto dalla ostilità tenace del
          pontefice: a Enrico re dei Romani - allora poco più che ventenne - pare



                                                     —   106  —
   107   108   109   110   111   112   113   114   115   116   117