Page 113 - Federico II - Genio dei tempi
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quello il momento opportuno per mostrare con energia la sua autonomia
          dal padre.

             Nel  biennio  1228-1229  l’attivismo  del  re  dei  Romani  diventa  anche
          troppo  energico  risultando  infine  controproducente  e  l’isolamento  di
          Enrico  diviene  sempre  più  evidente:  la  nobiltà  e  anche  molti  principi
          ecclesiastici allontanati dalla sala del potere sono sostituiti in parte dai

          ministeriales degli svevi trasformati in consiglieri.
             Tutto  ciò  era  in  contrasto  con  l’orientamento  impresso  da  Federico
          II  alla  politica  tedesca  anni  prima.  Enrico,  costretto  dal  suo  crescente
          isolamento, nel 1231 a Worms acconsente alle richieste dei principi che

          rivendicano la signoria sulle città: la Constitutio in favorem principum
          restaura i privilegi dei signori e soffoca il progetto delle libertates comunali
          in analogia alle Costituzioni melfitane promulgate nel regno di Sicilia. La
          situazione  tuttavia  nei  due  domini  dell’imperatore  era  strutturalmente

          diversa: in Germania i grandi feudatari mantenevano anche il privilegio di
          battere moneta, in Sicilia il solo sovrano plenissimus ne aveva la potestà.
          E questo è solo un esempio.
             Ma l’imperatore in quell’anno vuole la pacificazione e non vede - di fatto

          non  potrebbe  forse  ancora  vedere  chiaramente  -  nel  comportamento
          del figlio Enrico un’opposizione decisa al suo potere: la dieta convocata
          a  Ravenna  sembra  avere  per  scopo  il  chiarimento  delle  difficoltà  da
          affrontare e la pace. Temendo l’arrivo delle forze tedesche e sospettando

          che il disegno imperiale sia punitivo nei loro confronti, i lombardi bloccano
          i valichi alpini: in risposta Federico decreta il bando imperiale a Milano e
          ai suoi sostenitori, ma fa un passo in favore di Enrico - che forse per paura
          del padre o forse perché oggettivamente impedito dal blocco lombardo

          non raggiunge Ravenna - e rimanda la dieta alla primavera spostandola
          ad Aquileia, una sede più facilmente raggiungibile dal Nord.
             E ad Aquileia in primavera il padre rimprovera al figlio - così sembra dal
          testo del giuramento che Enrico presterà - la concreta usurpazione dei

          suoi poteri e lo sperpero di quei diritti che il re dei Romani, trascurando
          l’interesse  generale  dell’impero,  aveva  trasferito  ai  suoi  seguaci
          ministeriales. Con la dichiarazione resa da Enrico al padre si chiude per
          il momento il contrasto, ma è difficile immaginare che il figlio, messo da

          parte e ridotto in sostanza a semplice esecutore della linea politica del
          solo imperatore, possa non covare rancori.
             Da qui ha inizio la tragedia.
             Nel convegno di Boppard due anni dopo, nel 1234, Enrico raccoglie

          intorno a sé i ministeriales e i sudditi privilegiati dalle sue concessioni,
          insieme ad alcuni vescovi, quelli di Augusta, Worms e Wùrzburg e all’abate



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