Page 107 - Federico II - Genio dei tempi
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alligatus. Ma da chi dipende la lettura e l’interpretazione della ragione?
          Già sotto Federico II la ragione scenderà di qualche gradino e farà nella

          concretezza della prassi di governo alcuni passi verso la trasformazione
          in strumento di governo {ratio regis etpatriaé), conservando però nella
          teologia politica imperiale la statura di una dea e il ruolo di manifestazione
          della Natura.

             Attraverso  la  doppia  funzione  del  principe  -  scrive  Federico  -  «noi
          vogliamo  restituire  al  Dio  vivente  raddoppiate  le  monete  che  ci  ha
          affidato e offriamo con il culto della giustizia e l’istituzione del diritto la
          nostra voce a Gesù Cristo al quale dobbiamo tutto ciò che è venuto in

          nostro possesso». Il diritto come linguaggio della ragione oltre che sacra
          restaurazione di uno stato di pace edenica.
             Altrettanto significativa e solenne la conclusione, sempre di alto tono
          teorico:

             La nostra comunità accetterà in lode e gloria di nostro Signore l’opera
          iniziata con la speranza del favore divino e condotta a termine sulla scorta
          della Sua grazia. Essa porta l’iscrizione del nome di Augusto perché vuol
          essere  omaggio  all’eccellenza  della  sua  dignità  regale.  Grati  dunque

          accogliete o popoli queste leggi e valetevene all’interno e al di fuori dei
          tribunali... Dalla vittoria del nuovo re fluirà nuova giustizia.
             Colpisce, come in altri grandi del suo tempo (Tommaso d’Aquino per
          esempio), la frequenza e la pregnanza del termine «nuovo». Ci può essere

          qualcosa di nuovo all’interno di un sapere e una virtù per definizione
          eterna e immutabile come la giustizia? Antica è la dura necessità in cui
          versa l’umanità e antichi sono i suoi mali dopo la Caduta, nuova deve
          essere la risposta del sovrano che guarda anche al mutare delle cose nei

          tempi:
             Nulla  togliamo  alla  dignità  dei  precedenti  sovrani  se  secondo  le
          caratteristiche dei nuovi tempi generiamo dal nostro seno nuovi diritti e
          per nuovi mali provvediamo a nuove medicine. La necessità del ministero

          esige infatti che l’augusta autorità imperiale trovi con il mutare delle cose
          - quando sembra chiaro che gli antichi diritti degli uomini non bastano
          più a sradicare i vizi e a promuovere le virtù - ogni giorno nuovi consigli,
          premiando la virtù e sconfiggendo il vizio sotto il martello costante delle

          pene.
             Il carattere eclettico delle norme melfitane è stato notato e qualche
          volta in senso negativo, ma è un eclettismo che rispecchia in concreto
          la  molteplice  realtà  siciliana,  dove  i  sudditi  normanni  (o  «franchi»)  si

          mescolano ai tedeschi, agli arabi e agli ebrei, una società composita per
          etnia e tradizione, che contribuisce a ispirare al legislatore un’attenzione



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