Page 100 - Federico II - Genio dei tempi
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e funzionale della architettura che però non è il solo né il principale.
             Già  nel  canone  di  Vitruvio,  nell’arte  della  costruzione  la  ratiocinatio

          (la prospettiva teorica e matematica) è superiore alla fabbrica (il sapere
          pratico  della  costruzione).  Ma  nell’architettura  medievale  cristiana  c’è
          qualcosa di più: il modello dell’artista è massimo e incondizionato nella
          sua volontà, è Dio, quell’«elegante architetto», secondo la definizione di

          Alano di Lilla, che costruisce il creato come un palazzo armonizzando
          la  varietà  delle  cose  secondo  le  leggi  dei  numeri  da  lui  stesso  poste
          nell’universo  al  momento  della  creazione,  usando  il  compasso,  come
          aveva detto Boezio. Nei Proverbi (Vili, 27) leggiamo che «la Sapienza è

          presente quando Dio traccia un cerchio sulla faccia dell’abisso».
             La  proporzione  entra  nell’arte  della  costruzione  in  modo  forte  e
          lampante, fin dalle origini del pensiero estetico cristiano, con Agostino
          («la sproporzione in un edificio offende la vista»): al pari della musica

          l’architettura  è  fondata  sul  numero,  nonostante  il  differente  statuto
          epistemologico delle due discipline (la musica è infatti un’arte liberale) :
          musica e architettura sono «sorelle» e specchio della divina armonia. È il
          rapporto o proporzione geometrica fra le parti dunque a dotare le forme

          architettoniche di una qualità che trascende il mondo delle immagini e
          attribuisce all’arte della costruzione la capacità di diventare una guida
          intellettuale che porta l’anima dalle semplici percezioni visive alla verità
          divina, dalla vista degli accordi perfetti alla pura intelligenza degli stessi.

             «La bellezza di una chiesa è anticipazione della bellezza celeste», scrive
          Sigieri de Saint-Denis. E Tommaso d’Aquino, riassumendo nitidamente
          una riflessione che percorse molti secoli, metterà la proportio accanto
          alla  claritas  come  dimensione  fondamentale  della  bellezza  divina  e  di

          quell’opera che nasce dalla mente ddì’artifex umano.
             L’ottagono, come altre figure geometriche (il quadrato, il triangolo e i
          numeri quattro, tre, otto, sette, quaranta e altri), non sono simboli isolati
          di qualcosa di ineffabile e trascendente, comunicato in modo esoterico,

          ma fanno parte tutti insieme e nelle loro mutue relazioni del linguaggio
          dell’aritmetica e della geometria. Linguaggio più «naturale» dei diversi
          linguaggi umani, linguaggio permanente e profondo scritto nelle cose dal
          «dito di Dio» e quindi linguaggio comprensibile a tutti gli uomini. Per

          questo l’architettura è il libro anche di coloro che non sanno leggere.
             L’ottagono è una delle parole di questo linguaggio matematico divino.
          Linguaggio  più  chiaro  e  insistito  negli  edifici  religiosi,  ma  linguaggio
          presente anche nelle costruzioni civili di quei laici che come Federico

          possedevano un senso così alto della sacralità del loro ruolo. Anche se
          forse nessun sovrano come Federico aveva una idea così limpida e forte



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