Page 35 - Per la difesa dello Spiritismo
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A questo punto sono costretto ad aprire una parentesi, in cui
          non discuterò con Réné Sudre, bensì col professore Richet.
                 Avevo terminato di scrivere le pagine sopra riferite, allorché
          mi giunse la «Revue Métapsychique» di Gennaio-Febbraio 1926, in
          cui   si   legge   un   breve   articolo   del   prof.   Richet,   nel   quale   egli
          rilevando come odiernamente si noti una certa frequenza di sensitivi
          chiaroveggenti, ne desume che ciò potrebbe preludiare a un non
          lontano avvento di un «sesto senso» nell’umanità. Dopo di che,
          passando a indagarne scientificamente la genesi presumibile, propone
          di spiegare i fatti con la nota teoria del De Vries sulle «mutazioni
          brusche» trasmissibili alla discendenza, quali si osservano nel regno
          vegetale.
                 Mi  permetto  osservare  al  professore  Richet  che  l’odierna
          molto   relativa   frequenza   di   sensitivi   chiaroveggenti,   dipende
          esclusivamente dal fatto che da qualche decennio a questa parte, tra i
          popoli civili, essi sono ricercati e studiati, laddove in altri tempi si
          sopprimevano mandandoli al rogo; ma che, in ogni modo, non si
          rileva nulla di eccezionale in quanto si verifica. Ed anzi, aggiungo in
          proposito che se si consultano le storie dell’antichità classica, della
          Biblica, dell’Egizia, della Babilonese; se si rimonta più addietro
          ancora nel corso dei secoli in virtù delle cronache sacre dei popoli
          d’oriente, allora emerge palese una circostanza di fatto di gran lunga
          diversa da quella enunciata dal professore Richet; ed è che risulta
          dimostrato   in   guisa   indubitabile   che   le   facoltà   chiaroveggenti   si
          mantengono in condizioni di assoluta stazionarietà attraverso i secoli,
          e malgrado le civiltà e le razze. Il che è già molto per la condanna
          dell’ipotesi in esame, ma rimane da rilevare una altra circostanza di
          fatto la quale contraddice in guisa risolutiva la tesi del prof. Richet;
          ed è la frequenza dei fenomeni di chiaroveggenza, sotto tutte le
          forme, nel mezzo ai popoli selvaggi. Lo scrivente ha pubblicato
          recentemente una lunga monografia intitolata: «Delle manifestazioni
          supernormali tra i popoli selvaggi», la quale, come tutte le altre che
          la precedettero, non risulta un lavoro di ricerche affrettate compiute
          in pochi mesi, bensì il frutto di letture continuate per trentacinque
          anni.   Lo   scrivente   pertanto   si   sente   piuttosto   competente   in


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