Page 31 - Per la difesa dello Spiritismo
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naturale che gli spiritisti le dichiarino inesplicabili con le ipotesi
          naturalistiche, dal momento che risultano effettivamente tali, mentre i
          metapsichicisti antispiritisti lo comprendono tanto chiaramente da
          dimostrarsene imbarazzati, ed evitare prudentemente di discuterne,
          appagandosi di alludervi con frasi generiche inconcludenti, oppure
          appigliandosi al comodo partito di non parlarne affatto. Il che non
          impedisce che i metapsichisti in discorso continuino a far valere le
          loro argomentazioni antispiritiche, proprio come se avessero risposto,
          confutato   e   sbaragliato   le   argomentazioni   dei   loro   avversari.
          Ritorneremo più oltre sull’importante argomento.
                 La   continuazione   del   periodo   sopra   riferito   è   piuttosto
          curiosa. Infatti, per esso si viene a conoscere che gli spiritisti «si
          appoggiano  audacemente  sull’animismo per provare lo spiritismo,
          senza essere in grado di fare la cernita tra i due». La prima parte di
          questa   obbiezione   è   stupefacente,   e   la   seconda   è   sbagliata.   Lo
          scrivente   è   uno   di   quelli   che   da   trent’anni   «si   appoggiano
          audacemente  sul   l’animismo   per   provare   lo   spiritismo»,   e   nei
          numeri   di   Novembre-Dicembre   1925,   e   Gennaio-Febbraio   1926,
          della   «Revue   Spirite»,   egli   ha   pubblicato   un   lungo   articolo
          rigorosamente   documentato,   col   proposito   di   dimostrare   che
          l’Animismo,   dal   punto   di   vista   della   dimostrazione   scientifica
          dell’esistenza   e   sopravvivenza   dell’anima,   era   più   importante   e
          risolutivo dello stesso Spiritismo. E nell’articolo medesimo aveva
          fatto rilevare la circostanza eloquentissima di Frank Podmore - vale a
          dire del più tenace avversario dell’ipotesi spiritica - il quale aveva
          riconosciuto tale verità in questi termini:
                 «Sia o non sia vero che le condizioni dell’Al di là permettano
          a chi vi soggiorna di entrare qualche volta in rapporto coi viventi; in
          ogni modo è palese che tale questione  diverrebbe di secondaria
          importanza  qualora si pervenisse a dimostrare, in base a facoltà
          inerenti al nostro spirito che la vita dell’anima non è vincolata alla
          vita del corpo. O, in altri termini, non può non concedersi che se è
          vero che nel sonno medianico od estatico lo spirito conosce ciò che
          avviene a distanza, scorge le cose nascoste, prevede l’avvenire e
          scruta nel passato come in un libro aperto, allora – tenuto conto che


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