Page 38 - Per la difesa dello Spiritismo
P. 38

non   si   concluderà   mai   nulla.   E   così   essendo,   meglio   sarebbe
          rinunciare a scrivere, limitandosi egoisticamente a studiare per conto
          proprio, lasciando che gli altri la pensino come meglio credono.

                                         * * *


                 Ed ora che mi sono spiegato col professore Richet, chiudo la
          lunga parentesi, e riprendo a discutere con Réné Sudre, passando a
          considerare la seconda parte del brevissimo ma succulento periodo
          che or ora si stava analizzando.
                 Dissi che la prima parte del medesimo era stupefacente, e che
          la seconda era sbagliata. Infatti, in questa seconda parte l’autore ha
          l’audacia (per servirmi del suo vocabolo) di scrivere che gli spiritisti
          affermano che l’animismo prova lo spiritismo «senza essere in grado
          di fare la cernita tra i due». Per mettere subito le cose a posto
          (giacché   l’insinuazione   del   Sudre   ha   per   iscopo   d’imbrogliarle),
          avverto anzitutto che la questione dianzi trattata circa i fenomeni
          Animici   i   quali   dimostrano   di   per   sé   soli   la   sopravvivenza
          dell’anima,   non   ha   nulla   di   comune   con   l’altra   questione   dello
          sceverare i casi di Animismo da quelli di Spiritismo. Ciò stabilito, e
          riferendomi direttamente all’obbiezione sopra riferita, che, cioè, gli
          spiritisti non sono in grado di sceverare i fenomeni Animici da quelli
          Spiritici, ricordo al mio contradditore che tutta la discussione dianzi
          esposta a proposito della Piper, dimostra invece che vi sono criteri
          analitici capaci di sceverare facilmente i fenomeni positivamente
          Spiritici da quelli che tali non sono; o, più precisamente, da quelli
          che non presentano sufficienti garanzie scientifiche in tal senso; e mi
          riservo   più   oltre   a   tornare   in   argomento   aggiungendo   nuove
          argomentazioni e nuovi fatti. Invito pertanto il mio contradditore a
          volermi confutare anche su questo punto, rispondendo a tutte le
          argomentazioni che precedono, e a quelle che seguiranno. Che se poi
          egli continuasse a preferire la comoda via del silenzio, allora vorrà
          dire ch’egli  sa  di non poter rispondere. Io che invece  so  di poter
          rispondere in qualunque circostanza - e non già per merito mio, ma
          per la bontà della causa che difendo - non ho mai lasciato passare una


                                          38
   33   34   35   36   37   38   39   40   41   42   43