Page 21 - Per la difesa dello Spiritismo
P. 21
Hyslop, il comunicante aggiunse ancora: “Cerco di rammemorare
particolari sulla scuola di Cooper”. - Il domani vi tornò: “James, tu
mi chiedesti se ricordavo il Cooper. Hai pensato ch’egli non era più
amico mio? Di lui avevo conservato parecchie lettere, ed anzi
credevo fossero in tuo possesso”.
In tutto questo il prof. Hyslop non rinveniva traccia di Samuel
Cooper, e non sapeva che pensarne. Si propose quindi di rivolgere a
suo padre una domanda esplicita intesa a ricondurlo sul tema che
aveva in mente: “Io volevo chiedere se ti ricordavi dei cani che
uccisero i nostri montoni”. - “Oh! Perfettamente, sebbene
momentaneamente me ne fossi dimenticato. Fu questo l’incidente
che diede origine alla nostra lite. Capirai che non potevo pensare a
quel Cooper, dal momento ch’egli non era né amico né parente
nostro. Se avessi immaginato a chi tu alludevi, avrei posto ogni cura
onde rammemorare. Egli si trova qui, ma io lo vedo raramente”».
L’episodio esposto è molto interessante. Tutto ciò che disse in
principio Robert Hyslop a proposito di Cooper, non si riferisce
affatto a Samuele Cooper, bensì a un vecchio amico del comunicante,
il dottor Joseph Cooper. Effettivamente Robert Hyslop aveva avuto
con quest’ultimo numerose discussioni filosofiche, ed eravi stato
carteggio tra di loro. Il prof. Hyslop aveva probabilmente inteso
nominare l’altro Cooper, ma ignorava assolutamente ch’egli fosse
stato intimo amico di suo padre. Fu sua suocera che l’informò in
proposito durante l’inchiesta da lui condotta presso i congiunti onde
chiarire taluni incidenti occorsi nelle sedute con la Piper.
Ecco un altro incidente che appare drammaticamente più
suggestivo ancora. Ricordando il prof. Hyslop che suo padre
chiamava catarro la sua ultima infermità, mentre il figlio sapeva
trattarsi presumibilmente di carcinoma alla laringe, rivolse al
comunicante una domanda intesa ad ottenere la parola catarro. Si
servì pertanto di un vocabolo a doppio senso, e che non ha
equivalente in italiano: trouble, il quale significa ad un tempo
«afflizione fisica e malinteso». Tale vocabolo diede luogo ad un
curioso errore da parte del comunicante, errore difficilmente
conciliabile con l’ipotesi telepatica. Egli, in tono afflitto rispose:
21