Page 36 - Un fisico in salotto
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La luce è fatta di onde?


          L’idea  di  Newton  dei  corpuscoli  di  luce,  nata  nel  diciottesimo  secolo,  è
          soddisfacente per spiegare una grande quantità di fenomeni luminosi e sembra andar
          bene  anche  per  rendere  conto  di  fenomeni  che  Newton  non  poteva  neanche
          immaginare, come l’effetto fotoelettrico, scoperto da Hertz nel 1887 e interpretato in
          termini di fotoni da Einstein nel 1905, con un lavoro che gli valse il Premio Nobel

          per la fisica nel 1921.
             Ma la questione non è così semplice. Studiando la luce, ci troviamo a indagare su
          uno dei fenomeni più complessi che la Natura ci offre.


          Già  dai  tempi  di  Newton  molti  scienziati  erano  assolutamente  contrari  all’ipotesi
          corpuscolare e sostenevano un’altra ‘verità’ per spiegare i fenomeni luminosi.
             Tra essi vanno citati Robert Hooke (1635-1703), inglese come Newton e come lui
          membro della famosa Royal Society , e l’olandese Christiaan Huygens (1629-1695).
             Hooke  e  Huygens  sostenevano  l’ipotesi ondulatoria  dei  fenomeni  luminosi.  La
          cosa veramente sorprendente è che oggi sappiamo che avevano ragione tanto Newton

          quanto Hooke e Huygens!
             Intanto  eseguiamo  un  semplice  esperimento,  per  capire  meglio  come  stanno  le
          cose.  È  un  esperimento  che  possiamo  eseguire  facilmente  in  casa,  andando  a
          ripescare il piccolo laser a luce rossa che abbiamo già utilizzato per misurare la
          velocità  della  luce.  Stavolta  questo  strumento  ci  riserva  sorprese  veramente

          straordinarie.
             Ebbene,  al  buio,  puntiamo  il  nostro  laser  contro  uno  schermo  bianco  e
          successivamente, lungo il raggio luminoso, interponiamo verticalmente un capello.
             Poiché  il  capello  è  un  oggetto  molto  sottile,  ci  aspetteremmo  di  continuare  a
          vedere sullo schermo lo stesso puntino luminoso di prima, magari accompagnato da
          qualcosa come la sottile ombra del capello. In effetti si continua a vedere il punto
          luminoso  ma,  cosa  sorprendente,  vediamo  che  la  luce  si  è  diffusa  anche  alla  sua

          destra e alla sua sinistra, formando piccole strisce luminose che si alternano a zone
          nelle quali la luce non è caduta affatto.
             È possibile interpretare il risultato di questo esperimento in termini di fotoni intesi
          come corpuscoli, cioè come ‘palline’ che viaggiano in linea retta?
             Comunque sforziamo la nostra fantasia, non riusciamo ad avere una spiegazione
          soddisfacente.

             Infatti, potremmo certamente immaginare che i fotoni, passando di striscio intorno
          al capello, vengano deviati casualmente un po’ a destra e un po’ a sinistra e vadano
          dunque a cadere anche da una parte e dall’altra; ma come interpretare il fatto che ci
          sono  zone  nelle  quali non  osserviamo  luce?  Ci  aspettiamo  che  i  fotoni  possano
          cadere in qualsiasi punto dello schermo: come interpretare che la luce va invece a
          cadere in certe zone ma non in altre?
             A questo punto ci viene in mente che esistono zone ‘proibite’ nella propagazione
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