Page 34 - Un fisico in salotto
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La luce è fatta di corpuscoli?


          Le prime ipotesi scientifiche sulla natura della luce sono dovute a Newton: egli fu un
          sostenitore dell’ipotesi corpuscolare.
             Secondo tale ipotesi, una sorgente luminosa come il Sole emette in continuazione
          un numero grandissimo di particelle piccolissime che viaggiano nello spazio.
             Quando queste particelle si imbattono su un corpo qualsiasi può darsi che esse

          riescano o meno ad attraversarlo e diremo che il corpo è rispettivamente trasparente
          oppure opaco.
             In particolare, i corpuscoli possono attraversare il cristallino e colpire la retina,
          se orientiamo gli occhi verso il Sole. È pericoloso farlo perché questi corpuscoli,
          ricevuti  direttamente,  possono  danneggiare  la  retina  stessa.  Comunque  essi
          provocano una reazione fisiologica che il nostro cervello avverte come un fortissimo
          abbagliamento.

             Se  dirigiamo  lo  sguardo  verso  un  altro  oggetto  illuminato  dal  Sole  possiamo
          pensare  che  sull’oggetto  rimbalzi  verso  di  noi  una  parte  di  questi  corpuscoli  che
          così, in quantità minore, si offrono a una visione normale, senza pericolo.
             Un  tale  modo  di  descrivere  la  luce  sembra  certamente  ragionevole.  Ma
          ovviamente non possiamo accontentarci soltanto di questo. Si tratta di stabilire se, in
          termini di corpuscoli di luce, possiamo spiegare tutti i fenomeni luminosi. Solo così

          possiamo accettare l’idea newtoniana. Partiamo dunque dall’ipotesi corpuscolare e
          vediamo (è proprio il caso di dirlo!) fin dove possiamo arrivare.
             Intanto, i corpuscoli di luce devono essere distinti da una proprietà per la quale,
          quando essi urtano la retina, forniscono la sensazione di ‘rosso’, di ‘arancione’, di
          ‘giallo’ e così via. L’osservazione dello spettro solare ci rivela che la luce contiene
          tutti questi corpuscoli; essi sono più o meno deviati, attraversando l’oggetto di vetro,
          a seconda di questa loro proprietà.

             Inoltre possiamo anche pensare che, quando la retina è colpita dai corpuscoli di
          tutti i ‘colori’, essa reagisca generando la sensazione di luce bianca.
             Chiamiamo fotoni  questi  corpuscoli  di  luce.  Così  facendo  utilizziamo  una
          terminologia moderna, con la quale si fa riferimento alla natura corpuscolare della
          luce.

             In  termini  di  corpuscoli  si  possono  descrivere  bene  i  fenomeni  luminosi  che
          osserviamo quotidianamente, come per esempio la riflessione: possiamo immaginare
          che su uno specchio i fotoni rimbalzino come palle da biliardo su una sponda.
             Possiamo spiegare altrettanto bene il fenomeno della rifrazione , secondo il quale
          un  raggio  luminoso  cambia  direzione  di  propagazione  quando  passa  da  un  mezzo
          trasparente a un altro.
             È  attraverso  la  rifrazione  e  la  riflessione  che  ci  possiamo  rendere  conto  del
          funzionamento di una lente d’ingrandimento o di uno specchio di ‘rimpicciolimento’

          messo nei pressi di un incrocio stradale con scarsa visibilità; e di quello di strumenti
          più complicati, come un telescopio o un microscopio.
             Ma vorrei parlarvi anche di un altro fenomeno, meno conosciuto, che può essere
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